Un altro giro di vite per la Wagner. A pochi giorni dallo schianto del jet che ha decimato i vertici della compagnia di mercenari russa, il capo del Cremlino Vladimir Putin ha firmato un decreto che impone un giuramento di “fedeltà” alle formazioni paramilitari. Una mossa che in molti vedono come un tentativo di scongiurare nuove insubordinazioni e “tradimenti” dopo la fallita “marcia” su Mosca capeggiata da Evgeny Prigozhin.
L’obbligo è rivolto ai membri di formazioni di volontari che “contribuiscono all’esecuzione dei compiti assegnati alle forze armate” e partecipano a una “operazione militare speciale” (l’espressione imposta in Russia per indicare la guerra in Ucraina). Sono tenuti a prestare giuramento anche tutti i dipendenti del centro speciale Okhrana nella regione di Zaporizhzhia e delle altre imprese statali che operano nelle regioni sottoposte a legge marziale.
Secondo la formula che il decreto prescrive di pronunciare, dovranno “giurare solennemente” davanti alla bandiera russa impegnandosi a “osservare la Costituzione, seguire scrupolosamente gli ordini di comandanti e superiori e adempiere coscienziosamente ai compiti assegnati”.
Il provvedimento ufficialmente mira a “creare le basi spirituali e morali per la protezione della Federazione Russa, della sua indipendenza e dell’ordine costituzionale”.
Il decreto arriva dopo quello firmato lo scorso luglio, che ha imposto alle formazioni paramilitari come la Wagner il passaggio alle dipendenze dirette del ministero della Difesa russo, come parte dell‘accordo tra Prigozhin e Putin mediato da Minsk per ricomporre la frattura seguita all’ammutinamento del 24 giugno.
Mosca: accuse a Putin sono “menzogne dell’Occidente”
Nelle stesse ore in cui Putin firmava il decreto, il suo portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha ribadito che “giuridicamente non esistono compagnie militari private come la Wagner”. E a proposito del futuro, ancora incerto, del gruppo dopo la morte del capo, Peskov ha affermato di non avere elementi al momento per commentare. “Non posso ancora dirvi nulla, non lo so”.
Il portavoce ha poi negato le “molte speculazioni occidentali” che vedono Putin come mandante del disastro aereo in cui hanno perso la vita Evgeny Prigozhin e il numero due Dmitrij Utkin. È una “assoluta menzogna“, ha tagliato corto.
Le indagini: in corso test Dna sui corpi
Intanto le indagini per fare luce sull’incidente vanno avanti. Il comitato investigativo russo ieri ha fatto sapere di aver rinvenuto le scatole nere e recuperato tutti i corpi dei dieci passeggeri del jet precipitato tre giorni nel villaggio di Kuzhenkino, nella regione occidentale di Tver. “I test del Dna sono in corso per stabilire la loro identità”, hanno detto gli inquirenti.
Le ipotesi sulle cause: bomba a bordo o missile?
Sulle cause del disastro per ora dagli inquirenti non filtra alcuna indiscrezione. Due le ipotesi sul tavolo al momento per ricostruire la dinamica dell’incidente. Ad abbattere l’Embraer partito da Mosca e diretto a San Pietroburgo potrebbe essere stato un missile terra-aria. Una tesi che tuttavia non convince il Pentagono. Secondo un’altra spiegazione, più quotata e avvallata dal New York Times, una bomba a bordo avrebbe causato l’esplosione del velivolo.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dal canto suo ha negato il coinvolgimento di Kiev. “Noi non c’entriamo niente, tutti sanno chi è il responsabile”, ha detto puntando il dito contro Mosca.
Un’accusa del resto già rilanciata dal consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak all’indomani del disastro aereo: “È ovvio che Putin non perdona nessuno. Lui aspettava il momento. L’eliminazione dimostrativa di Prigozhin e del comando Wagner è un segnale di Putin alle élite russe”.