Il 9 maggio è una data cruciale per la storia della Russia. In quel giorno avvenne la capitolazione della Germania nazista, che nel 1945 firmò la propria resa. Per questo motivo da allora si celebra “Den’ Pobedy”, in italiano la “Giornata della Vittoria”. Quest’anno, però, il fatto che la ricorrenza cada mentre c’è in atto un conflitto in Ucraina spaventa gli studiosi. Tanto più che, secondo la propaganda di Vladimir Putin, l’intervento mira proprio alla “denazificazione” dei territori occupati.
È nel frattempo ufficiale la notizia che, proprio a causa della guerra in Ucraina, l’esercito russo ha annullato la parata e la marcia che si sarebbe dovuta tenere nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk. E se, da un lato, Vladimir Putin ha deciso di non invitare al 9 maggio di quest’anno nessun leader straniero (nemmeno un “amico” come Lukashenko), l’apprensione è altissima. Vediamo perché.
Il Giorno della Vittoria, nel corso degli ultimi decenni, è diventato uno dei fulcri della propaganda di Putin per cementare la popolazione della Russia intorno al concetto di identità nazionale. Non a caso la Seconda Guerra Mondiale è ancora descritta come “grande guerra patriottica” in un Paese che si sente raccontare ogni giorno che l’invasione dell’Ucraina è dovuta a contrastare il ritorno del nazismo. Proprio per questo il timore è che il 9 maggio 2022 sia il giorno in cui lo Zar alzi la posta. Magari limitandosi a dichiarare la vittoria nel suo “intervento speciale”. Magari esacerbando ancora di più il conflitto, con lo spettro della “guerra totale” che appare tutt’altro che da escludere.
In generale la Russia festeggia il 9 maggio come un evento popolare. Le famiglie ricordano i loro nonni scomparsi, qualcuno aggiunge cannoncini di cartapesta ai passeggini dei figli. Non mancano scritte contro Berlino sulle automobili. A spaventare di più, però, è lo slogan “Possiamo farlo di nuovo“ che negli ultimi anni Putin ha fatto proprio. E infatti la propaganda racconta che l’intervento militare in Ucraina ha lo stesso scopo di quello che a cavallo tra gli anni ’30 e ’40 del Novecento debellò Hitler e il nazismo. Il fenomeno ha un nome, e si chiama “pobedobesie“. Un gioco di parole tra vittoria e oscurantismo, nella lingua locale.
Il culto per la vittoria contro i nazisti, decisiva per le sorti del Pianeta nel XX Secolo, ha avuto un’eco tale in Russia da essere banalizzata ed estesa a ogni minaccia verso il Cremlino, che sia reale o percepita. In altre parole, ogni oppositore dell’attuale regime di Mosca è narrato e trattato come un nazista contemporaneo. Che si tratti di Paesi vicini (Ucraina), lontani (Usa) o oppositori interni (Navalny). La prova sono le interviste che in questi mesi rilasciano i funzionari governativi: quasi tutte presentano parallelismi con la Seconda Guerra Mondiale. O “grande guerra patriottica“, che dir si voglia.
Ciò che la Russia racconta negli ultimi decenni sul nazismo si è sempre più sfocato. Tanto più che i testi di scuola hanno via via smesso di raccontare e spiegare la politica di Hitler, adottando progressivamente una diversa lettura secondo cui la principale caratteristica dei nazisti fu quella di aver attaccato l’Unione Sovietica. Putin, peraltro, divenne presidente nel 2000 appena due giorni prima del 9 maggio. Il suo primo discorso fu intriso di questa propaganda patriottica, mantenuta poi negli oltre 20 anni successivi.
Anzi, anno dopo anno il Giorno della Vittoria è diventato sempre meno legato al ricordo del passato e più alla proiezione della potenza della nuova Russia di Putin. I riferimenti ai regimi di Hitler e Stalin, come alla Shoah, sono praticamente assenti nel nuovissimo museo sulla Seconda Guerra -mondiale che si trova a Mosca. Il 9 maggio 2008, per la prima volta dalla dissoluzione dell’Urss, la parata vide la presenza di armi pesanti. Tre mesi dopo iniziò l’invasione della Georgia. Nel 2014, in concomitanza con la rivoluzione arancione in Ucraina, la propaganda del Cremlino per la prima volta parlò di combattimenti contro “veri nazisti” in corso.
Ora ciò che gli analisti si attendono per il 9 maggio è una marcia tra le rovine carbonizzate di Mariupol. Una “parata per la vittoria“, in cui la Russia affermi di aver “debellato il nazismo” ancora una volta. E nulla sposta il fatto che secondo Volodymyr Zelensky l’attuale Cremlino rappresenti “l’eredità ideologica del nazismo“. La speranza di buona parte dell’intero mondo è che non si vada oltre.
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