Oltre a ristrutturare alcune strutture sotterranee preesistenti, il governo russo ha anche iniziato l’iter per trasformare in rifugi cantine e parcheggi
La scelta di autorizzare l’Ucraina a usare sul territorio russo i missili a lungo raggio ricevuti dagli Stati Uniti, dalla Francia e dalla Gran Bretagna ha portato a un incremento delle tensioni tra la Russia e l’occidente. Vladimir Putin ha aggiornato la dottrina nucleare della Federazione russa tramite l’approvazione di un decreto che prevede l’utilizzo delle armi nucleari anche contro gli stati che, pur non disponendo di un arsenale nucleare, beneficiano del supporto delle potenze nucleari. Nel testo firmato dal presidente russo si legge anche che “un’aggressione da parte di qualsiasi Stato che non dispone di armi nucleari, ma è sostenuto da un Paese dotato di queste armi, sarà considerata un attacco congiunto di questi Paesi alla Russia”.
La minaccia nucleare ha portato la Svezia e la Finlandia ad aggiornare gli opuscoli su come agire durante una crisi o una guerra, distribuiti a livello nazionale, e i siti sui quali sono presenti delle informazioni simili. In Germania, invece, il ministero dell’Interno e la Protezione civile federale (BBK) hanno iniziato a compilare una lista riguardante le condizioni dei bunker presenti nel Paese e le strutture che in caso di necessità potrebbero essere convertite in rifugi. L’elenco di quest’ultime comprende stazioni ferroviarie (o della metropolitana), edifici pubblici e parcheggi sotterranei. In Russia il lavoro sui bunker è in corso da anni e, secondo alcuni dati disponibili online, a Mosca quelli destinati all’uso civile sarebbero almeno 200. Un numero senz’altro elevato, ma che rende solo in parte l’idea dell’enorme quantità di strutture sotterranee presenti nel territorio russo, molte delle quali costruite per garantire la massima protezione possibile all’establishment.
Come spiegato dalla giornalista Lucia Bellinello nel suo podcast Transsib, nel corso degli anni alcuni bunker russi costruiti in passato sono stati trasformati in musei (è il caso, per esempio, del celebre bunker di Stalin), mentre altri sono stati ristrutturati e tenuti sotto la massima segretezza. Da quando l’Ucraina ha ricevuto l’autorizzazione a colpire il territorio della Russia con i missili a lunga gittata Storm Shadow e ATACMS, i rifugi sotterranei hanno acquisito un’importanza strategica ancora maggiore nel conflitto in corso. Infatti, le armi fornite dagli Stati Uniti, dalla Francia e dalla Gran Bretagna sono in grado di distruggere le strutture fortificate sotterranee, le quali rientrano tra i principali bersagli dell’esercito di Kiev.
In uno degli ultimi bombardamenti avvenuti nella regione russa di Kursk, i missili da crociera sono stati usati per colpire la tenuta storica dei principi Barjatinskij, che non solo rappresenta uno dei quartieri generali dell’esercito di Mosca, ma ospita anche un bunker nel quale avrebbero potuto essere presenti i reparti militari nordcoreani. Se l’Ucraina dovesse riuscire a distruggere alcuni dei rifugi sotterranei più importanti (quelli che ospitano le figure di spicco del governo russo), le sorti della guerra potrebbero cambiare. Tuttavia non si tratta di un’operazione semplice, perché la quantità di strutture simili presenti nell’intero territorio della Federazione Russa è enorme.
Calcolare il numero totale dei bunker presenti in Russia è pressoché impossibile. Si sa per certo che tali rifugi sono presenti negli Urali, nella regione del Volga e persino nell’Altaj. Il bunker più celebre si trova sotto il Cremlino, viene chiamato bunker numero uno, si trova a 230 metri di profondità e si ritiene che sia stato costruito negli anni ’50, subito dopo il lancio della prima bomba atomica. La struttura può garantire la sopravvivenza di 10mila persone per alcuni mesi. Secondo alcune dicerie, il bunker in questione sarebbe collegato direttamente all’aeroporto Vnukovo di Mosca e, grazie a una misteriosa linea parallela della metropolitana, permetterebbe persino di raggiungere il palazzo dell’università.
Nello stesso quartiere che ospita l’ateneo c’è il cosiddetto bunker numero due, composto da svariati cunicoli sotterranei che si snodano a 300 metri di profondità. Si ritiene che potrebbe ospitare fino a 50mila persone per un periodo di 30 anni.
Sul monte Yamantau c’è poi il bunker di Putin, che, in base alle descrizioni emerse nel corso degli anni, appare più simile a una città sotterranea che a un semplice rifugio. Alimentato da una centrale elettrica, sarebbe in grado di ospitare almeno 60mila persone.
Esistono svariati altri bunker, spesso collegati tra loro da tunnel sotterranei, ma le informazioni ufficiali disponibili sono poche. La segretezza è fondamentale quando si parla di strutture simili e pertanto anche i lavori di manutenzione avvengono sempre nella più totale riservatezza. È però noto che la ristrutturazione di alcuni rifugi sotterranei è avvenuta in seguito all’ascesa al potere di Putin e che sono stati spesi 55 milioni di rubli (pari a circa mezzo milione di dollari) solo per tre ascensori. Inoltre, all’inizio del 2023 la Russia ha avviato una serie di sopralluoghi e di restauri e lo scorso dicembre è incominciato l’iter per trasformare cantine e parcheggi in bunker. Negli ultimi giorni è stata anche annunciato dall’agenzia Ria Novosti l’inizio della produzione in serie di nuovi bunker mobili da usare in caso di guerra nucleare, ognuno dei quali in grado di ospitare fino a 54 persone.
Gli sforzi portati avanti da Mosca lasciano intendere che la Russia ritiene sempre più concreta la possibilità di arrivare a un conflitto nucleare con l’occidente e che i rischi legati ad eventuali altre escalation non dovrebbero essere presi sottogamba da nessuna delle parti coinvolte.
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