Il tycoon ha vinto le elezioni anche grazie al voto di chi, almeno sulla carta, sembrava potesse favorire Harris: ecco perché
In un clima politico sempre più polarizzato, le elezioni presidenziali del 2024 hanno riservato una sorpresa inaspettata: il Partito Repubblicano, con Donald Trump come candidato, è riuscito a ottenere un significativo supporto dalle minoranze etniche negli Stati Uniti, nonostante una retorica che spesso ha suscitato polemiche. Dai latinoamericani agli afroamericani, fino agli elettori di origine asiatica e araba, Trump ha ottenuto un consenso che quindici anni fa sembrava impensabile. Questa dinamica complessa riflette le profonde trasformazioni in atto nell’elettorato statunitense e pone interrogativi sul futuro del panorama politico nazionale.
Quando Barack Obama vinse le elezioni del 2008, il suo successo tra gli elettori delle minoranze etniche sembrava confermare una solida alleanza tra queste comunità e il Partito Democratico. Obama aveva conquistato percentuali di consenso altissime tra afroamericani, latinoamericani e asiatici, perdendo solo tra gli elettori bianchi. Per i Democratici, questa coalizione di minoranze sembrava una base solida su cui costruire un vantaggio a lungo termine, specialmente considerando la crescita demografica dei gruppi etnici non bianchi. Tuttavia, i risultati delle elezioni del 2024, con Trump che ottiene un terzo del voto delle minoranze, evidenziano un cambiamento profondo e strutturale.
Secondo i primi dati emersi dagli exit poll, Trump è riuscito a migliorare le sue performance con diversi gruppi di minoranze rispetto alle elezioni del 2020: ha guadagnato 13 punti tra i latinoamericani, 4 tra gli asiatici e 12 tra persone di altre minoranze. In Georgia, Trump ha ottenuto consensi significativi in contee a maggioranza afroamericana come Hancock, Talbot e Jefferson, mentre in Florida i Repubblicani hanno strappato ai Democratici il controllo della contea di Miami per la prima volta in cinquant’anni. Ancora più sorprendente è il Texas, dove il Partito Repubblicano ha vinto in 14 delle 18 contee lungo il confine con il Messico, una zona in cui i Democratici tradizionalmente godevano di un forte sostegno. Questi risultati rappresentano una sfida alle tradizionali categorie di analisi del voto negli Stati Uniti, in cui si tendeva a sovrapporre background etnico e orientamento politico. Oggi, il voto di minoranza si sta mostrando più dinamico e meno prevedibile.
Tra i principali fattori che hanno determinato questo cambio di rotta figura l’economia. Durante l’amministrazione Biden, il costo della vita è aumentato significativamente. Gli elettori di origine latinoamericana, per esempio, hanno citato l’economia come principale motivo di voto, e molti di loro hanno scelto Trump, considerato più competente a gestire la situazione economica per via della sua esperienza imprenditoriale. Il prezzo del cibo, dell’energia e della benzina ha messo sotto pressione le famiglie della classe operaia e della classe media, spingendo molti a cercare alternative politiche.
Nel primo mandato, Trump aveva approvato misure fiscali che avvantaggiavano principalmente i redditi più alti, ma l’immagine di uomo d’affari che sa come muoversi nel campo economico è rimasta. Di fronte alla crescita dei costi, la promessa di Trump di abbassare le tasse e ridurre le spese federali ha risuonato in particolare tra gli elettori latinoamericani della Florida e del Texas, ma anche tra molti afroamericani e asiatici preoccupati per il futuro economico.
Un altro fattore rilevante riguarda i valori culturali e religiosi. Le comunità afroamericana e latinoamericana sono tradizionalmente più religiose rispetto alla popolazione bianca: il 94% degli afroamericani e l’85% dei latinoamericani si dichiarano credenti. I temi etici come l’aborto, i diritti civili e l’educazione sessuale nelle scuole hanno trovato un forte riscontro tra gli elettori di minoranza con posizioni conservatrici. Secondo gli exit poll, i cattolici, che rappresentano circa un quarto dell’elettorato, hanno sostenuto Trump con un margine a doppia cifra, invertendo una tendenza rispetto al 2020, quando Biden, secondo presidente cattolico nella storia degli Stati Uniti, era riuscito a conquistarne il consenso.
Anche tra i protestanti e i cosiddetti “reborn”, i cristiani bianchi rinati, Trump ha consolidato il suo seguito. Per molti elettori di fede cristiana, le posizioni di Trump sui valori tradizionali, pur non prive di contraddizioni, appaiono più coerenti con la loro visione della società rispetto a quelle dei Democratici, che hanno abbracciato istanze più progressiste.
Per il Partito Democratico, l’emorragia di voti tra le minoranze rappresenta una sfida complessa. I sondaggi e le analisi post-elettorali indicano che i Democratici hanno perso parte del supporto tra gli afroamericani e i latinoamericani, due gruppi cruciali per vincere negli stati chiave. Questo allontanamento si era già manifestato durante le elezioni di medio termine e ha continuato a crescere, evidenziando una scarsa efficacia delle strategie democratiche per mantenere alta l’affluenza tra le minoranze.
Le strategie democratiche per riconquistare questi voti devono andare oltre il semplice riconoscimento del background etnico degli elettori. La diversità culturale, economica e ideologica di ogni gruppo, infatti, richiede approcci più articolati e mirati. Concentrarsi su questioni economiche concrete, su politiche che migliorino le condizioni della classe lavoratrice e sulla sicurezza economica potrebbe rivelarsi essenziale per riportare dalla loro parte una porzione più ampia di questi elettori.
Un segmento di elettorato particolarmente sfuggente è quello arabo-americano. Il conflitto in Medio Oriente e la crisi di Gaza hanno avuto un impatto rilevante sul voto di questa comunità, che in passato era stata generalmente favorevole ai Democratici. In città come Dearborn, in Michigan, dove il 54% della popolazione è di origine mediorientale o nordafricana, la fiducia nei confronti dell’amministrazione Biden-Harris è calata notevolmente, soprattutto per la gestione della crisi israeliano-palestinese. Molti elettori di questa comunità si sono rivolti a Trump, sebbene con riserve legate al suo controverso “muslim ban” del primo mandato, sperando in una posizione più risolutiva sul piano internazionale.
La pandemia di COVID-19 ha avuto conseguenze devastanti sulle minoranze, che hanno subito alti tassi di mortalità e un accesso ridotto alle cure mediche, oltre a essere tra i più colpiti dal declino economico. Anche se Trump non è stato esente da critiche per la gestione della pandemia, l’inefficienza del sistema sanitario e la percezione di scarse risposte concrete da parte del governo federale hanno spinto molti elettori a cercare una leadership alternativa.
Con la sua seconda vittoria, Trump e il Partito Repubblicano si trovano ora di fronte a un’elettorato che, seppure eterogeneo, mostra una crescente apertura verso posizioni conservatrici, spesso per ragioni pragmatiche e non ideologiche. Per consolidare questo sostegno, i Repubblicani dovranno rispondere alle esigenze economiche e sociali di una base elettorale sempre più variegata. Al contempo, i Democratici dovranno ripensare profondamente le loro strategie per tornare a essere competitivi con le minoranze, senza dare per scontato il loro sostegno.
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