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Peng Shuai, dubbi sulla presunta e-mail della star del tennis

Stanno nascendo nuove preoccupazioni in merito alla sorte di Peng Shuai, la tennista cinese scomparsa, dopo la ricezione di una dubbia mail proveniente dalla tennista. Una delle stelle del tennis più famose della Cina, Peng è scomparsa da quando ha accusato l’ex vice premier Zhang Gaoli di averla costretta ad avere un rapporto sessuale tre anni fa. La sportiva aveva pubblicato il post sui social il 2 novembre, ma la censura l’aveva cancellato dopo soli 30 minuti.

Presidente WTA: “Difficile credere che abbia scritto la mail”

L’emittente televisiva statale cinese CGTN ha rilasciato un’e-mail, presumibilmente di Peng, nelle prime ore di stamattina.L’e-mail, affermava che Peng stava bene e sembrava respingere le sue accuse sessuali. Il testo della mail è stato inviato anche a Steve Simon, presidente della WTA (Women’s Tennis Association). Tuttavia Simon ha messo subito in dubbio che l’email possa essere autentica.

La dichiarazione rilasciata oggi dai media statali cinesi relativa a Peng Shuai solleva solo le mie preoccupazioni sulla sua sicurezza e sul luogo in cui si trova“, ha affermato Simon in una nota. “Ho difficoltà a credere che Peng Shuai abbia effettivamente scritto l’e-mail che abbiamo ricevuto o che creda a ciò che le viene attribuito“.

Ha aggiunto: “A Peng Shuai deve essere permesso di parlare liberamente, senza coercizione o intimidazione da alcuna fonte. La sua accusa di violenza sessuale deve essere rispettata, indagata con piena trasparenza e senza censura“.

La CGTN ha rilasciato la presunta email solo in inglese e i media nazionali cinesi non hanno riportato il suo contenuto originale. 

Le esplosive accuse #MeToo di Peng contro l’ex vice premier Zhang Gaoli hanno continuato a risuonare in tutta la Cina, nonostante i tentativi delle autorità di cancellare qualsiasi menzione di uno scandalo politicamente così sensibile.

La scomparsa della tennista ha suscitato un’ondata di proteste in tutto il mondo, con diversi sportivi che hanno lanciato appelli recitando l’hashtag #whereispengshuai. Anche Amnesty International ha chiesto alla Cina di dimostrare che Peng è al sicuro e di indagare sulle accuse di aggressione sessuale. Affermando che il Paese ha “sistematicamente messo a tacere il movimento #MeToo del Paese“.

 

Giulia Martensini

Classe '89, sono laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale e mi occupo da diversi anni di redazione di contenuti per l'online e articoli in ottica SEO. Nata a Brescia, ho vissuto a Parma e Milano con una parentesi di 10 mesi a Salamanca. Lettrice accanita ed ex attivista di Greenpeace Italia, scrivo soprattutto di attualità, sostenibilità e cultura.

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