L’Unione Europea sta valutando una stretta contro la pedopornografia online. Lo ha dichiarato Ylva Johansson, commissaria agli Affari interni dell’Ue, in un’intervista al periodico tedesco Welt am Sonntag e ripresa dall’agenzia Reuters.
Johansson ha annunciato per i prossimi mesi l’introduzione di una legge che obblighi piattaforme social e giganti del web a intensificare il contrasto alla diffusione di materiale pornografico che riguarda atti sessuali con minorenni.
Quella della pedopornografia online è una piaga in costante crescita in tutta l’Unione. Basti pensare che le società provider di servizi Internet, nel 2020, hanno segnalato 22 milioni di episodi. Nel 2019 erano 17 milioni. Ma secondo Johansson i dati sarebbero addirittura maggiori.
“Nei prossimi mesi proporrò – ha dichiarato la commissaria – un intervento legislativo che richieda le compagnie a individuare, segnalare e rimuovere il materiale pedopornografico. Un report volontario non sarà più sufficiente d’ora in avanti”.
Secondo l’attuale normativa europea social media, servizi mail e di messaggistica come Facebook o Google hanno la libertà di scegliere se perseguire o meno i casi. Per questo, secondo Johansson, è necessaria un’attività di contrasto coordinata oltre a un centro europeo specializzato in prevenzione, repressione e tutela delle vittime.
Quella della pedopornografia online è una piaga che non risparmia nemmeno l’Italia. Secondo i dati della polizia postale, infatti, nel 2021 si è registrato un incremento di indagini su questo fronte, le quali hanno toccato quota 5.515, il 70% in più rispetto al 2020.
Le forze dell’ordine hanno inoltre eseguito più di 1.400 perquisizioni (+87%), 137 arresti (+98%) e denunciato 1.400 persone (+17%). Un incremento che sale al +127% per le persone arrestate e addirittura al +295% rispetto ai casi trattati, se si confrontano i dati con quelli pre-pandemia del 2019.
Infine, per quanto riguarda l’attività di prevenzione, la polizia ha analizzato oltre 29mila siti Internet. Di questi, 2.539 sono stati inseriti nell’apposita black list istituita con la legge 38 del 2006 e pertanto oscurati.
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