Ora la Russia sta pensando come sfruttare a proprio vantaggio la “fuga” delle aziende straniere dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha infatti detto di appoggiare l’idea di una “direzione esterna” temporanea delle proprietà lasciate dalle imprese che hanno lasciato il Paese.
L’ipotesi di “confiscare” e gestire gli asset stranieri è, secondo Andrei Isayev, parlamentare di Russia Unita (il partito di Putin) il primo passo verso una nazionalizzazione. Un disperato tentativo, questo, di evitare che l’economia russa continui a sprofondare nel baratro, spingendo il Paese sull’orlo del default come nel 1998. L’idea è caldeggiata anche dal presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, nonché ex primo ministro, Dmitry Medvedev, che ha parlato di una “risposta simmetrica” alle sanzioni occidentali. Ma c’è anche chi non la condivide, ritenendola addirittura un passo indietro di cent’anni.
È il caso dell’imprenditore moscovita Vladimir Potanin, uno degli oligarchi russi più importanti e influenti del Paese, già vice primo ministro dal 1996 al 1997. Secondo la rivista Forbes, è tra gli uomini più ricchi della Russia, 55esimo al mondo con un patrimonio netto di 28 miliardi di dollari nel 2021. Potanin è inoltre il presidente e maggior azionista di Nornickel’, fra i principali produttori di palladio e nichel al mondo.
Secondo Potanin, infatti, la risposta di Mosca alle sanzioni e all’isolamento economico dovrebbe essere il fondata sul pragmatismo.“Dovremmo evitare di ‘sbattere la porta’ – ha detto su Telegram –, ma sforzarci di preservare la posizione economica della Russia in quei mercati che abbiamo coltivato così a lungo”. Secondo il miliardario ‘re del nichel’, confiscare e nazionalizzare gli asset stranieri “ci porterebbe indietro di cento anni, nel 1917”.
E le conseguenze di una simile iniziativa – in primis un crollo della fiducia degli investitori nell’economia russa – “le pagheremo per molti decenni”. Il Paese sta attraversando la più crisi economica più grave dal 1991, anno della nascita della Federazione Russa dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Crisi che si è trascinata per quasi tutta la presidenza di Boris Eltsin, fino al default del ’98.
Proprio durante l’era delle privatizzazioni di Eltsin Potanin ha iniziato ad arricchirsi, in particolare grazie al controverso programma di prestiti per azioni. Fino alla separazione patrimoniale del 2007, il suo principale socio è stato Michail Prochorov, proprietario fino al settembre 2019 della squadra di Nba dei Brooklyn Nets.
Secondo Potanin, le stesse economie occidentali hanno sofferto per le sanzioni imposte contro Mosca. Perciò, ha concluso, “dobbiamo essere più saggi ed evitare lo scenario in cui le nostre sanzioni colpiscano noi stessi”. Da qui il monito al Cremlino e al presidente Putin di scegliere con attenzione le prossime pedine da muovere sullo scacchiere geopolitico ed economico-finanziario.
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