Terremoto in Olanda, dove a due soli mesi dalle prossime elezioni politiche esplode la crisi. “Il governo olandese di Mark Rutte si dimette“, scrive infatti sul suo sito il quotidiano ‘Volkskrant’. La decisione nasce da uno scandalo che aveva travolto l’esecutivo a proposito di un’accusa di frode a carico di circa 20mila famiglie rivelatasi poi infondata.
Lo scandalo sussidi e il destino del governo
La tensione era salita oltre il livello di guardia nel corso della giornata di ieri, in seguito alle dimissioni all’opposizione di Lodewijk Asscher. Quest’ultimo, leader del Partito laburista (PvdA), in un precedente governo Rutte era stato ministro per gli Affari sociali e l’occupazione. Era avvenuto tra il 2012 e il 2017. Nel frattempo i leader dei partiti della attuale maggioranza in Olanda (Vvd, Cda, D66 e i Cristiani Uniti) si erano riuniti per decidere il destino della squadra di governo.
Lo scandalo che ha condotto alle dimissioni del governo riguardava i sussidi per l’infanzia. Secondo quanto riferito in Olanda dalla stampa locale, i funzionari del fisco hanno accusato ingiustamente circa 20mila famiglie di frode. Tali accuse hanno costretto molte di queste famiglie ad indebitarsi per poter procedere ai rimborsi delle indennità per l’infanzia.
Chi è Mark Rutte e la situazione in Olanda
Mark Rutte è membro del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), forza politica di centro-destra e di stampo liberale-conservatore. In carica come primo ministro dell’Olanda dal 14 ottobre 2010, con oltre dieci anni di premierato alle spalle è il secondo leader europeo più longevo dopo la tedesca Angela Merkel. La caduta del suo governo non comporterebbe in automatico elezioni anticipate. L’esecutivo potrebbe infatti restare al lavoro per sbrigare gli affari correnti in attesa delle elezioni legislative, previste per il prossimo 17 marzo.
Dell’Olanda si era parlato molto nel cuore della scorsa estate, in particolare nel corso del mese di luglio, a proposito del fatidico tema del Recovery Fund. Proprio il governo di Rutte era stato tra i più severi e intransigenti a proposito dei fondi destinati all’Italia. Addirittura il sovranista Geert Wilders, leader del Partito per la libertà e a sua volta all’opposizione, aveva “accolto” Giuseppe Conte in visita a Palazzo Binnenhof con un cartello “Non un centesimo per gli italiani“.