Nella serata di ieri, giovedì 4 maggio, una nuova sparatoria ha scosso fortemente la Serbia: una persona munita di un’arma automatica a bordo di un’auto ha aperto il fuoco sui passanti di Mladenovac e Dubona, due villaggi che si trovano circa 40 km a sud della capitale Belgrado, uccidendo 8 persone e ferendone altre 13, di cui 7 versano in gravi condizioni. Tra le 8 vittime, secondo alcune testimonianze, ci sarebbero anche un agente di polizia e sua sorella.
Questa mattina la polizia serba ha annunciato di aver fermato un uomo sospettato di essere l’autore della strage: si tratta di un ragazzo di 21 anni di cui sono state rilasciate solo le iniziali del nome (U. B.). Le forze dell’ordine, prima dell’arresto, hanno circondato l’area in cui ritenevano che il killer si stesse nascondendo utilizzando anche droni ed elicotteri, mentre la polizia ha continuato a perquisire tutto il territorio fino ad arrivare all’arresto.
Secondo alcune testimonianze e da quanto viene riportato dai media locali, l’uomo avrebbe avuto un’accesa discussione con alcune persone in un cortile di una scuola a Dubona poche ore prima della strage, ma al momento non sono emerse ulteriori informazioni o conferme su quanto accaduto.
Cresce la preoccupazione in Serbia per il problema legato al grande numero di armi, di cui la maggior parte sono residui dei conflitti degli anni ’90, che circolano nel paese. Si tratta, infatti, della seconda sparatoria nel giro di due giorni: solamente mercoledì mattina un ragazzo di 13 anni ha fatto irruzione in una scuola primaria di Belgrado, portando con sé le due pistole che il padre deteneva legalmente, e ha ucciso 9 persone (di cui 8 bambini e il custode dell’istituto) a colpi di arma da fuoco.
La notizia di queste due sparatorie nel giro di pochi giorni è assolutamente sconcertante, anche per il fatto che episodi di questo genere sono decisamente rari in Serbia.
Il ministro degli interni della Serbia Bratislav Gašić ha definito gli attacchi come “un atto di terrorismo”, mentre il presidente Aleksandar Vučić, subito dopo l’episodio di mercoledì, ha commentato che “Serve una revisione di tutti i permessi concessi per il porto d’armi”. Sempre Vučić, in seguito al mancato arresto per il ragazzo di 13 anni responsabile della strage di mercoledì (in Serbia per essere ritenuti responsabili delle proprie azioni è necessario avere almeno 14 anni), ha dichiarato: “Proporrò al governo di prendere in considerazione l’abbassamento della responsabilità penale da 14 a 12 anni”. Questa misura è solamente una delle 10 che il presidente ha intenzione di introdurre per cercare di limitare al massimo la possibilità che avvengano nuovamente fatti del genere.
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