Sarebbero circa 40mila le tonnellate di metano rilasciate in seguito al presunto sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2. Lo indicano i calcoli di Stephen Matthew Platt, un ricercatore del clima presso l’istituto norvegese di ricerca sull’aria Nilu. “Le emissioni corrispondono al doppio delle emissioni annuali di metano dell’industria petrolifera e del gas in Norvegia. Sono livelli record, mai visto niente di simile prima in Norvegia e Svezia”, ha sottolineato. I media norvegesi parlano di una “grande nuvola” di metano sopra la nazione, che copre anche la Svezia.
Sulla questione è intervenuto anche Sergey Naryshkin, il capo del servizio di intelligence estero di Mosca (Svr), dichiarando che la Russia ha del materiale che indica il coinvolgimento dell’Occidente nel sabotaggio degli oleodotti Nord Stream. “Abbiamo già alcuni materiali che indicano la pista occidentale nell’organizzazione e nell’attuazione dell’attacco terroristico”, ha rivelato. “A mio parere, l’Occidente sta facendo di tutto per nascondere i veri responsabili e organizzatori di questo attacco terroristico”, ha aggiunto.
A margine di un Consiglio straordinario a Bruxelles, Khashayar Farmanbar, il ministro svedese dell’Energia, ha dichiarato che è “molo probabile” che le falle nei gasdotti Nord Stream 1 e 2 siano state prodotte “deliberatamente” ed è “molto improbabile che siano opera di soggetti diversi da uno Stato”, dato che “non sono state rilevate in anticipo”. Ha aggiunto che l’episodio “deve essere visto nell’ambito dell’attuazione situazionale sotto il profilo della sicurezza”. “Dovremo indagare bene su quel che è successo”, ha concluso.
Per Lloyd Austin, il segretario della difesa degli Stati Uniti, sarà possibile “determinare con certezza cosa sia successo” solo al termine di un’indagine sulla natura delle esplosioni. Questa dichiarazione è arrivata al termine di un bilaterale alle Hawaii con l’omologo filippino Jose Faustino Jr.
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