In molti dei Paesi più poveri del mondo la campagna vaccinale è arrivata a una battuta d’arresto. Le dosi distribuite attraverso l’iniziativa Covax sono finite o comunque insufficienti a portare avanti il programma di immunizzazione. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Bruce Aylward, il direttore generale dell’Agenzia dell’Onu, spiega che il programma Covax ha consegnato 90 milioni di dosi a 131 Paesi. Una cifra non bassa, ma comunque insufficiente per proteggere le popolazioni. La situazione è piuttosto delicata in Africa, dove la terza ondata è ormai alle porte. Il consigliere dell’Oms ha sottolineato che “almeno la metà” degli 80 Paesi a basso reddito coinvolti nell’iniziativa Covax “non ha vaccini sufficienti per svolgere il proprio programma di immunizzazione”.
Alla ricerca di soluzioni alternative
Alyward ha sottolineato che, per provare a risolvere il problema, alcuni di questi Paesi hanno cercato di prendere accordi alternativi, finendo per pagare per i vaccini un prezzo molto più alto rispetto al valore di mercato. Ciò ha avuto un impatto negativo sulle loro fragili economie.
Vaccini, i limiti dell’iniziativa Covax
L’obiettivo dell’iniziativa Covax era quello di distribuire circa 2 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid in tutto il mondo entro la fine del 2021, necessarie per proteggere almeno il 20% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo. Purtroppo l’ambizioso progetto è stato ostacolato fin dall’inizio da vari problemi, tra cui ritardi e intoppi nella produzione di tutte le dosi che le case farmaceutiche avevano promesso. I Paesi che dipendono dal Covax per portare avanti la campagna di immunizzazione si sono ritrovati quindi in difficoltà. In questo contesto, il supporto dei Paesi più ricchi acquista un peso ancora maggiore. Il G7 ha annunciato la propria intenzione di donare un miliardo di dosi di vaccino ai Paesi poveri. Circa la metà sarà fornita dagli Stati Uniti. L’arrivo delle dosi potrebbe però non essere immediato.