Alexei Navalny sarebbe alle prese con “difficoltà respiratorie“, tanto da essere trasferito dal carcere ad una struttura medica carceraria. Un altro capitolo decisamente controverso della sua detenzione in Russia, come lui stesso ha testimoniato. A fare il quadro della situazione è il quotidiano locale Izvestia, come ricostruito anche dall’Ansa.
Il quadro clinico di Navalny in Russia
Navalny ha infatti riferito di essere affetto da tosse e febbre e che almeno 15 altri detenuti sono sotto cura per tubercolosi. Izvestia, che spiega anche di un tampone per verificare un eventuale contagio da COVID-19, cita un comunicato della colonia penale in cui si parla di “sintomi di una malattia respiratoria, inclusa febbre alta“.
Il quadro clinico di Navalny crea non poca apprensione. Il leader dell’opposizione a Putin sta scontando i primi mesi di una condanna a due anni e mezzo per violazione dei termini della libertà provvisoria. Il provvedimento era scattato a febbraio, dopo che il dissidente si era rifugiato a Berlino in seguito all’avvelenamento da Novichok. Stava però scontando una vecchia condanna del 2014 per alcuni presunti illeciti, che lui contesta. Pertanto si sarebbe dovuto presentare di fronte al giudice invece di trovare asilo in Germania. Oltretutto la Corte europea dei diritti dell’uomo gli ha dato ragione.
Le condizioni carcerarie e lo sciopero della fame
Per tutti questi motivi, oltre ai recenti problemi di salute, Navalny sta portando avanti da tempo anche lo sciopero della fame. Da tempo sta peraltro parlando di torture psicologiche delle quali sarebbe vittima in carcere. Ha infatti denunciato la sistematica privazione del sonno da parte delle guardie, una perdita di peso consistente (almeno 8 chili) e dolori a schiena e gambe. Tutte situazioni che attribuisce alle dure condizioni di detenzione e a alla mancanza di vere cure mediche.
Il suo ultimo grido di allarme era arrivato tramite un messaggio su Instagram. “Ho 38 di febbre e tossisco, nella mia squadra di detenzione ci sono tre malati di tubercolosi su 15 persone, ovvero il 20% dei reclusi. Io naturalmente continuo lo sciopero della fame, per veder rispettato il mio diritto di essere visitato da medici di mia fiducia“, aveva scritto Navalny.