Navalny, il medico che lo salvò muore d’infarto: la Russia si interroga

Una morte improvvisa, a 55 anni e per infarto. Una tragedia di per sé, visto che riguarda una persona che non aveva peraltro denunciato alcun problema di salute. Ma una situazione che qualche dubbio lo solleva, dato che a perdere la vita è stato il medico che meno di sei mesi fa salvò la vita ad Aleksej Navalny: il dottor Sergej Maksimishin.

La storia del medico che salvò Navalny

Quest’ultimo è colui che prestò le primissime cure a Navalny dopo il suo avvelenamento. Lavorava infatti come vice primario del reparto di terapia intensiva all’ospedale di Omsk. Proprio la struttura dove l’attivista russo fu ricoverato in gravissime condizioni. Che, come accertato successivamente, erano da ricondurre a un avvelenamento tramite Novichok.

Ora il dottor Maksimishin è morto, ufficialmente per infarto. A provocarlo, spiegano in Russia, un improvviso innalzamento della pressione sanguigna. Alcune fonti delle autorità locali, citate dal ‘Corriere della Sera’, parlano anche di “uno stato di sofferenza” generato dalla recente scomparsa dei genitori. Ma Leonid Volkov, capo dello staff di Navalny, ha prontamente ricordato il ruolo del medico nei fatti di sei mesi fa: “Fu lui a curarlo e a decidere di ricorrere al coma indotto“.

Sostenitori e oppositori di Putin: le diverse parabole

Una tragica scomparsa, cui si contrappone peraltro la parabola di un altro importante medico dell’ospedale di Omsk. Si tratta del direttore Aleksandr Murakhovskij, che garantì all’epoca che nel sangue di Navalny non erano presenti tracce di Novichok o altri veleni. Proprio lui il 9 ottobre divenne direttore di un’altra struttura sanitaria, e dal 7 novembre è addirittura ministro della Sanità nella Regione in questione.

Al momento, come lo stesso ‘Corriere della Sera’ precisa, non è possibile considerare la morte di Maksimishin indotta da fattori esterni, bensì prettamente naturale. Tuttavia i decessi avvolti dal mistero di diversi oppositori di Vladimir Putin (non necessariamente collegati a Navalny) in questi anni non sono mancati. Come Boris Berezovskij, ex insider del Cremlino, impiccatosi nella sua villa di Londra nel 2013. O il suo collaboratore Scott Young, che nel 2014 precipitò da una finestra con il corpo che finì dilaniato su un’inferriata. Oppure Aleksander Perepelichnij, uomo d’affari a propria volta rifugiatosi in Inghilterra e improvvisamente collassato mentre correva nei dintorni della sua abitazione.

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