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Continuano le proteste in Russia contro la detenzione di Alexei Navalny, oppositore principale del Governo di Vladimir Putin. L’attivista andrà a processo il prossimo 2 febbraio. Lo scorso 28 gennaio il tribunale della Regione di Mosca ha respinto la richiesta di annullare la custodia cautelare di 30 giorni. Navalny rischia fino a tre anni e mezzo di reclusione.
Sono oltre 2mila i manifestanti fermati dalla polizia durante le proteste a sostegno di Navalny
Sono oltre 2mila, per la precisione 2.119, i manifestati finora fermati dalla polizia. A riportarlo l’ong Ovd-Info sul suo sito ufficiale.
Inoltre, l’ong ha notizia di 469 fermi nella Capitale e 211 a San Pietroburgo. Le immagini delle proteste sono condivise sui profili social dei manifestanti e condivise dal canale Telegram Moscowach.
Durante le proteste a Mosca, inoltre, sarebbe stata arrestata anche Yulia Navalnaya, moglie di Navalny. La donna, secondo quanto riportato dalla tv Dozhd, si è unita alle proteste in strada e si stava dirigendo verso il carcere di Matrosskaya Tishina dove al momento è detenuto suo marito.
Le forze dell’ordine avevano già fermato la donna durante le manifestazioni dello scorso sabato.
Gli USA condannano le “tattiche brutali” utilizzate contro i manifestanti
Attraverso il segretario di Stato Antony Blinken, gli Stati Uniti condannano le “tattiche brutali” utilizzate dalla Russia per reprimere i manifestanti.
“Gli Stati Uniti condannano l’uso persistente di tattiche brutali contro manifestanti pacifici e giornalisti da parte delle autorità russe per la seconda settimana consecutiva” si legge nel tweet pubblicato da Blinken.
“Rinnoviamo il nostro appello alla Russia affinché rilasci i detenuti per aver esercitato i loro diritti umani, tra cui Alexei Navalny” si legge in conclusione.
Nelle scorse ore il ministero dell’interno russo ha lanciato un avvertimento severo. Nell’avvertimento si chiedeva ai manifestanti di evitare di prendere parte alle proteste. Questo perché i partecipanti potrebbe essere accusati di aver preso parte a disordini di massa. Un’accusa piuttosto grave che, secondo il codice penale russo, potrebbe comportare una pena fino a 8 anni di carcere. Inoltre, chi dovesse dimostrarsi violento contro la polizia potrebbe rischiare anche fino a 15 anni di detenzione.