È morto in Olanda Peter R. de Vries, storico giornalista investigativo gravemente ferito da alcuni colpi di pistola alla testa in un agguato avvenuto il 6 luglio. Il reporter aveva 64 anni. A darne notizia è stato il quotidiano olandese De Telegraaf e la notizia ha subito generato forti reazioni nell’opinione pubblica.
Reazioni come quella del premier olandese Mark Rutte, che si è detto profondamente toccato dalla morte di de Vries, che definisce “quasi impossibile da comprendere”. La commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ha invece detto che “quanto accaduto rafforza il nostro impegno nella lotta al crimine organizzato, e nell’utilizzo delle tecnologie disponibili per farlo”.
Deeply saddened by the news of Peter R. de Vries’ passing. I want to express my condolences to his family and loved ones.
Investigative journalists are vital to our democracies. We must do everything we can to protect them.
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) July 15, 2021
De Raho: “Serve Commissione antimafia Ue”
Ma ha anche riacceso il dibattito su un tema spesso affrontato: la necessità di un Commissione europea antimafia. A riproporla è stato il procuratore nazionale antimafia italiano, Federico Cafiero de Raho, che in una nota commenta: “Quando la criminalità mette a tacere voci libere e competenti come quelle di Peter de Vries, lo stato di diritto e le istituzioni subiscono un attacco durissimo”.
“De Vries con coraggio, competenza e tenacia nel corso della sua carriera ha raccontato i sistemi criminali olandesi e le loro interconnessioni transnazionali – aggiunge –. Nei Paesi europei e in Olanda negli ultimi anni è stata intensificata la cooperazione giudiziaria e la collaborazione di polizia nel contrasto alle mafie”.
“Allineare i Paesi su disciplina unitaria”
Secondo De Raho, però, “è necessario un ulteriore scatto in avanti attraverso la configurazione e l’adozione della figura di associazione mafiosa che allineerebbe tutti i Paesi su una disciplina unitaria, dando ulteriore slancio al contrasto alle illegalità di matrice mafiosa”.
“Mi auguro – conclude – che le istituzioni politiche europee incrementino e si dotino di strumenti atti allo studio e al contrasto del fenomeno mafioso. In questo senso sarebbe auspicabile come proposto l’istituzione di una commissione antimafia al Parlamento europeo”.
Picierno: “Istituire Commissione antimafia”
A fargli eco c’è l’eurodeputata del Pd Pina Picierno, secondo cui “l’ennesimo omicidio per mano mafiosa di un giornalista di inchiesta sul territorio europeo pone nuovamente il tema dell’efficacia dell’azione politica di contrasto di alcuni Paesi membri alla criminalità organizzata, per questo motivo chiedo che venga istituita la Commissione parlamentare antimafia” europea.
Mafia, il 416 bis in Europa
Ad oggi, infatti, manca un vero e proprio coordinamento fra i Paesi membri per il contrasto alla criminalità organizzata. Basti pensare che il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, normato in Italia dall’articolo 416 bis e introdotto nel 1982 con la legge Rognoni-La Torre, in molte zone d’Europa non è riconosciuto e pertanto non è perseguibile.
Il progetto I-Can contro la ’ndrangheta
Eppure le mafie, a partire quelle nostrane, fanno affari in tutto il continente. Soprattutto con il traffico di droga. In particolare la ’ndrangheta calabrese, la cui presenza è accertata in 17 Stati europei. Da qui la necessità di fornire al crimine organizzato una risposta altrettanto organizzata, anche sul piano politico, prendendo spunto da quanto già avviene sul fronte investigativo.
Il modello è il progetto I-Can (Interpol cooperation against ’ndrangheta), che riunisce i corpi di polizia di 12 Paesi dell’Ue nella lotta alle cosche calabresi. E che ha già permesso di conseguire importanti risultati, in particolare nella cattura dei latitanti: 12 in soli dieci mesi di attività.