Che lo sport sia sempre più sensibile alle tematiche sociali è cosa ormai nota. Dai calciatori della Premier League in ginocchio per i diritti delle minoranze ai cestisti della NBA sempre più attivi nel movimento Black Lives Matter, passando per il campione del mondo di F1 Lewis Hamilton, che sul podio del GP di Toscana del 2020 sfoggiò una maglia che invitava all’arresto dei poliziotti che hanno ucciso Breonna Taylor un anno fa. Lo sport, insomma, fa sentire sempre più la propria voce in materia di rivendicazione di diritti umani.
Non sorprende, perciò, quanto hanno fatto i calciatori di Norvegia e Germania nelle serate d’apertura delle qualificazioni ai Mondiali di calcio che si svolgeranno in Qatar nel 2022. I calciatori della selezione norvegese si sono presentati con una maglia che recitava “Diritti umani, dentro e fuori dal campo”. Ciascuno degli undici titolari tedeschi ha invece indossato, al momento della foto prepartita, una maglia con una singola lettera, che con le altre andava a comporre la dicitura “Human rights”.
Perché le nazionali di Norvegia e Germania hanno protestato
La contestazione delle selezioni di Norvegia e Germania è arrivata dopo l’inchiesta del Guardian sul pesantissimo bilancio, in materia di vite umane, della costruzione delle strutture che ospiteranno, alle fine del prossimo anno solare, la Coppa del Mondo FIFA in Qatar. Sono circa 6.500 le morti accertate di operai provenienti dal Subcontinente indiano (India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka). Un prezzo altissimo, difficilmente giustificabile. Che scandinavi e teutonici hanno voluto ricordare proprio all’inizio della fase di qualificazione continentale.
Secondo i reporter del quotidiano britannico, il numero delle vittime è anche più alto. I documenti che hanno potuto analizzare, infatti, non comprendono i lavoratori di altri Paesi, come le Filippine e il Kenya. E gli operai non lavorano solo agli stadi, ma anche al potenziamento delle infrastrutture come aeroporti, strade e ferrovie. Nella cifra riportata dall’inchiesta mancano anche i numeri relativi alle vittime degli ultimi mesi del 2020, benché il governo del Qatar abbia affermato più volte di aver attuato riforme per migliorare la condizione dei lavoratori stranieri.
La posizione della FIFA: l’imbarazzo resta forte
La Federazione mondiale (presieduta dall’italo-svizzero Gianni Infantino) ha fatto sapere che non prenderà provvedimenti contro Norvegia e Germania. “La FIFA crede nella libertà di parola – si legge in una nota ufficiale – e nel potere del calcio come una forza al servizio del bene. Non ci saranno procedure disciplinari riguardanti la questione specifica”.
Continua, però, l’imbarazzo proprio ai piani alti della FIFA. Un sentimento provato in realtà già al momento stesso dell’assegnazione della Coppa del Mondo al Qatar, il 2 dicembre 2010. Dai dubbi sulla collocazione temporale (il Mondiale si giocherà per la prima volta nel corso della stagione, dal 21 novembre al 18 dicembre 2022) alle gravi accuse di corruzione (l’allora presidente della FIFA, Sepp Blatter, affermò che il Comitato di Qatar 2022 “imbrogliò per vincere”), la rassegna fa discutere da oltre dieci anni. E l’impressione è che le polemiche saranno ancora più aspre con l’avvicinarsi dell’evento.