Non è solo un muro a dividere il Messico dallo Stato del Texas negli Stati Uniti, bensì una legge sull’aborto. Infatti, mentre il Texas fa discutere per la legislazione che vieta l’interruzione di gravidanza dopo le prime sei settimane, la Corte Suprema del Messico procede nella direzione opposta. Con una sentenza unanime, la Corte Suprema ha infatti ordinato allo stato messicano di Coahuila di rimuovere le sanzioni per l’aborto dal codice penale. Si apre dunque la strada alla depenalizzazione in tutto il Messico.
Si tratta di una sentenza storica per il Messico, dove l’aborto può essere punito con un periodo di detenzione fino a tre anni. La sentenza è attualmente circoscritta al solo stato di Coahuila, ma stabilisce un precedente giuridico, aprendo la strada alla depenalizzazione in tutto il Paese. In alcuni stati del Messico, l’aborto è infatti illegale e può essere punito con trent’anni di carcere. La decisione della Corte Suprema del Messico asseconda la tendenza ormai dilagante in tutta l’America Latina alla depenalizzazione. Le donne armate di fazzoletti verdi sono scese in piazza, affollando le strade di tutto il continente, per chiedere azioni urgenti sulla violenza di genere e sull’accesso all’aborto.
“Questa è la prima volta che il tribunale va al cuore della questione” sulle restrizioni all’aborto, ha affermato Rebeca Ramos, direttrice di GIRE. Finora, solo quattro stati messicani hanno depenalizzato l’aborto durante le prime 12 settimane di gravidanza, di cui tre negli ultimi due anni. Città del Messico ha depenalizzato l’aborto nel 2007 e la Corte Suprema ha confermato tale legge come costituzionale. Ma più della metà dei 32 stati del Messico ha successivamente approvato emendamenti costituzionali per contrastare l’aborto. Questi emendamenti non hanno impedito alla Corte suprema di pronunciarsi a favore di un maggiore accesso all’aborto e si prevedono ulteriori passi in avanti nei prossimi mesi.
La sentenza contrasta nettamente con le recenti azioni negli Stati Uniti per limitare l’accesso all’aborto. Soprattutto in Texas, dove una nuova legge vieta l’aborto dopo circa sei settimane di gravidanza e consente ai cittadini di perseguire legalmente azioni contro le donne intenzionate ad abortire. La legge SB8 è ufficialmente entrata in vigore mercoledì scorso, in mancanza di un’azione da parte della Corte Suprema. Soltanto quest’ultima avrebbe infatti potuto bloccarne l’applicazione, specialmente alla luce degli innumerevoli appelli, lanciati da medici e giuristi a favore del diritto di aborto.
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