Se l’orizzonte è quello del 2030, che l’Agenda delle Nazioni Unite fissa come termine per il raggiungimento dell’”obiettivo Fame Zero”, la guerra in Ucraina ha ancorato al presente il vertice delle Fao sui sistemi alimentari, in corso a Roma fino al 26 luglio.
Lo stop di Mosca al rinnovo dell’accordo sull’export del grano ucraino ha reso ancora più attuale e drammatico il tema dell’insicurezza alimentare, particolarmente nel Sud del mondo. “La Russia riconsideri la sua decisione”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenendo al summit.
Parole alle quali ha fatto eco il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres: “Torni all’attuazione dell’iniziativa del Mar nero”, ha detto ha aprendo il vertice . “Esorto la comunità globale a restare unita per trovare soluzioni efficaci”. Di “sciagurata decisione” ha parlato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Sul fronte delle relazioni con l’Africa, Meloni ha ribadito la linea del governo italiano: “Dobbiamo creare un modello di cooperazione non predatorio con i Paesi africani per garantire loro la possibilità di vivere delle loro risorse”.
Tra i temi affrontati il rapporto tra cambiamento climatico e sistemi alimentari, la denutrizione e le malattie legate alla malnutrizione. Obiettivo dei lavori è richiamare l’attenzione sulla sicurezza alimentare.
Per raggiungere l’obiettivo “Fame Zero”, da qui al 2030, secondo la Fao sono necessari 400 miliardi di dollari aggiuntivi l’anno di investimenti nei sistemi alimentari. Sono 43 milioni le persone che rischiano di morire per mancanza di cibo, mentre quelle in condizione di insicurezza alimentare sono 735 milioni, 122 milioni in più rispetto al 2019.
“Fame Zero” rientra nei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) che costituiscono il nucleo centrale dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
È il secondo obiettivo fissato dall’agenzia delle Nazioni Unite: “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile”.
L’obiettivo mira a sradicare la fame ovunque nel mondo entro i prossimi sette anni, garantendo a tutte le persone, in particolare ai poveri e alle persone più vulnerabili, tra cui i neonati, un accesso sicuro a cibo nutriente e sufficiente per tutto l’anno. A causa del rapido incremento della domanda alimentare a livello mondiale, si stima che la produzione dovrà essere più che raddoppiata entro il 2050. Circa il 70% delle persone denutrite dipende, in modo diretto o indiretto, dall’agricoltura per la propria sopravvivenza. Sono infatti proprio i piccoli agricoltori a correre il rischio di denutrizione.
Oltre all’eliminazione della fame, l’obiettivo 2 mira anche a eliminare la malnutrizione in tutte le sue forme. La qualità dell’alimentazione è infatti importante tanto quanto la quantità. Per questo l’Agenda mira a raggiungere i traguardi concordati a livello internazionale contro l’arresto della crescita e il deperimento nei bambini sotto i 5 anni di età e a soddisfare le esigenze nutrizionali di ragazze adolescenti, donne in gravidanza e allattamento e le persone anziane.
L’obiettivo “Fame Zero” comprende anche aspetti di tipo economico, tra cui il raddoppiamento entro i prossimi sette anni della produttività agricola e del reddito dei piccoli agricoltori, in particolare di donne, popoli indigeni, famiglie di agricoltori, pastori e pescatori, anche attraverso un accesso equo a terreni, risorse, conoscenze, servizi finanziari, mercati e opportunità.
Affinché l’incremento della produzione alimentare non vada a scapito dell’ambiente, l’obiettivo 2 si preoccupa anche di garantire un’agricoltura sostenibile e pratiche agricole resilienti capaci di aumentare la produttività e la produzione, proteggere gli ecosistemi, rafforzare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e a condizioni meteorologiche estreme.
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