Ostaggi liberati: gli israeliani Aleksandr Sasha Troufanov, Saguy Dekel-Hen e Yair Horen sono stati rilasciati da Hamas nell’ambito degli accordi con Israele e possono tornare a casa dopo un lungo periodo di prigionia
Nella mattinata di oggi, sabato 15 febbraio, la tensione e l’aspettativa hanno raggiunto il culmine a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, dove è avvenuto il rilascio di altri tre ostaggi israeliani da parte di Hamas e della Jihad islamica palestinese: Aleksandr Sasha Troufanov, cittadino russo-israeliano di 29 anni, Saguy Dekel-Hen, 36enne israelo-americano, e il 46enne Yair Horen. Questo evento segna un importante sviluppo nell’ambito del sesto round della prima fase dell’accordo per il cessate-il-fuoco tra Hamas e Israele. Un accordo che è stato fondamentale per il futuro della regione e per le famiglie degli ostaggi coinvolti.
I tre ostaggi erano stati rapiti il 7 ottobre 2023 durante un attacco al kibbutz di Nir Oz, dove Hamas aveva orchestrato una serie di incursioni devastanti. Durante quel giorno fatidico, 76 persone erano state rapite e 57 erano state uccise, segnando una delle giornate più tragiche nella storia recente di Israele. La liberazione di oggi è il risultato di negoziati complessi tra le parti coinvolte, in un contesto politico e sociale estremamente teso e delicato.
Hamas ha allestito un palco a Khan Younis, dove l’atmosfera era carica di emozioni contrastanti. Da un lato, l’eccitazione per il rilascio degli ostaggi; dall’altro, un’aria di propaganda e celebrazione da parte del gruppo islamico. Il palco era decorato con bandiere di Hamas e della Jihad islamica palestinese, insieme a manifesti che celebravano la resistenza e brandivano slogan politici. Un messaggio chiave, “Nessun trasferimento se non a Gerusalemme”, si riferiva a proposte passate sugli insediamenti palestinesi, evidenziando l’opposizione di Hamas a qualsiasi forma di esilio o trasferimento dei palestinesi.
Un convoglio della Croce Rossa ha raggiunto Khan Younis per facilitare il rilascio. I veicoli umanitari erano stati preparati per ricevere gli ostaggi e trasferirli in sicurezza all’interno della Striscia di Gaza, dove sarebbero stati scortati dall’IDF (Forze di Difesa Israeliane) al punto d’incontro concordato. La Croce Rossa ha giocato un ruolo cruciale in questo processo, fungendo da intermediario tra le due parti in conflitto e garantendo che il rilascio avvenisse in modo ordinato.
Mentre i tre ostaggi venivano liberati, centinaia di palestinesi si sono radunati nei pressi del palco, creando un’atmosfera di festa ma anche di tensione. Le immagini diffuse dai media mostrano uomini di Hamas armati che pattugliano l’area, creando un cordone di sicurezza attorno al luogo del rilascio. Questo è stato fatto per evitare il caos che si era verificato in precedenti occasioni, come nel caso della liberazione di un altro ostaggio, Arbel Yehud, che aveva suscitato l’ira di Israele e aveva portato a scontri.
I tre ostaggi, dopo essere stati condotti sul palco, hanno potuto finalmente parlare al pubblico. Lo hanno fatto al microfono sul palco allestito da Hamas a Khan Younis. Le loro parole hanno toccato i cuori della gente, in particolare quelle di Yair Horen, che ha menzionato suo fratello ancora trattenuto a Gaza, esprimendo la speranza di un futuro in cui tutti gli ostaggi possano tornare a casa. “Lascio dietro di me mio fratello Eitan qui a Gaza. Bisogna riportarli tutti a casa”, ha detto sul palco di Hamas a Gaza uno degli ostaggi, Yair Horen. Il fratello è stato rapito insieme a lui nel kibbutz di Nir Oz il 7 ottobre del 2023 e resta prigioniero nella Striscia. Un momento di grande carica emotiva che ha messo in luce la realtà difficile e dolorosa dei famigliari degli ostaggi.
In cambio del rilascio degli ostaggi israeliani, Israele ha acconsentito a liberare un numero significativo di detenuti palestinesi. Secondo quanto riportato dalle organizzazioni dei diritti umani, 369 prigionieri palestinesi, tra cui alcuni con condanne per atti terroristici, sono stati rilasciati. Tra questi c’era Ahmed Barghouti, che scontava 13 ergastoli per attacchi avvenuti durante la seconda intifada. La liberazione di detenuti è una pratica controversa, spesso criticata da diverse fazioni e dalla società israeliana, ma è vista da Hamas come una vittoria propagandistica.
Durante il rilascio, Hamas ha sfruttato l’occasione per diffondere messaggi politici. Sul palco sono stati esposti slogan che rimarcavano la loro resistenza e il rifiuto di qualsiasi proposta che mettesse in discussione i diritti dei palestinesi. La propaganda visiva ha incluso immagini di leader di Hamas uccisi da Israele, come Yahya Sinwar, il quale è stato un simbolo della lotta palestinese. Queste immagini hanno contribuito a creare un’atmosfera di martirio e di resistenza tra i sostenitori di Hamas.
La notizia del rilascio degli ostaggi ha suscitato una reazione di gioia e sollievo in Israele. Nella piazza degli ostaggi a Tel Aviv, centinaia di persone si sono radunate per celebrare il ritorno dei tre israeliani. Questa reazione è stata accompagnata da un senso di gratitudine verso le organizzazioni umanitarie e le autorità che hanno lavorato per facilitare il rilascio. Inoltre, la liberazione ha riacceso il dibattito interno su come gestire le relazioni con Gaza e su cosa comporta la sicurezza nazionale.
Nonostante il rilascio di oggi rappresenti un passo significativo verso la risoluzione di una crisi umanitaria, la situazione rimane complessa e instabile. Con ancora molti ostaggi in mano ad Hamas e a gruppi affiliati, e con le tensioni tra Israele e Gaza che continuano a persistere, il futuro della regione è incerto. Le famiglie degli ostaggi liberati si trovano a dover affrontare le cicatrici di un’esperienza traumatica, mentre la società nel suo complesso continua a confrontarsi con le sfide del conflitto israelo-palestinese.
L’odierno rilascio degli ostaggi, pur rappresentando un momento di speranza, non deve far dimenticare le numerose questioni irrisolte e le sofferenze di coloro che continuano a vivere in una situazione di conflitto e instabilità.
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