Non è stata esattamente una giornata semplicissima quella vissuta Emmanuel Macron ieri, martedì 20 luglio. Nel giro di pochissime ore il Presidente della Repubblica Francese ha dovuto incassare due duri colpi politico-istituzionali. Il primo riguarda l’alleggerimento delle nuove severe restrizioni decise dal governo la scorsa settimana per contrastare la diffusione della variante Delta del Coronavirus. Le restrizioni prevedono che l’ingresso in diversi luoghi pubblici e privati sia riservato alle persone che possiedono un “certificato COVID-19”. Ovvero che siano completamente vaccinate o risultate negative al virus. Alcune di queste misure, però, saranno meno stringenti in seguito alle valutazioni del Consiglio di Stato.
Le multe per i responsabili di ristoranti e negozi che non controlleranno accuratamente il Green Pass, voluto da Macron, passeranno da 45mila ad almeno 1.500 euro per le persone fisiche e almeno 7.500 minimo per gli enti e le associazioni. Era stato previsto inoltre che il “certificato COVID-19” fosse obbligatorio per entrare in tutti i centri commerciali di superficie superiore a 20mila metri quadri. Le Monde scrive invece che il governo sta considerando di rendere la norma più flessibile e inserire una clausola. Sarà permesso l’ingresso anche ai non vaccinati se in zona non ci sono altri negozi dove acquistare beni essenziali.
Sembra che sarà ammorbidita anche la regola che impone il certificato ai ragazzi fra 12 e 17 anni. In teoria sarà richiesto dal 30 agosto, ma martedì la Camera ha votato per estendere il termine al 30 settembre durante la discussione sulle nuove restrizioni. Il dibattito potrebbe durare diversi altri giorni.
Non solo. Macron è stato oggetto di un tentativo di spionaggio da parte dell’intelligence del Marocco attraverso il software Pegasus, messo a punto dalla società israeliana NSO Group. Il suo cellulare e quello di alcuni suoi ministri, compreso l’ex primo ministro Edouard Phillipe risultano infatti in una lista di numeri di telefono di smartphone in mano ai servizi segreti marocchini. Non si sa al momento se il tentativo di spionaggio sia riuscito o meno. Ieri Parigi ha fatto sapere che, se l’ipotesi fosse confermata, “si tratterebbe di un fatto molto grave”. La presidenza della Repubblica francese ha aggiunto che “sarà fatta piena luce su queste rivelazioni”.
Macron è il primo capo di Stato a comparire nella lista di oltre 50mila persone selezionate da una decina di Paesi (tra cui Messico e Marocco, ma anche l’Ungheria di Viktor Orban) che da anni usano il programma israeliano non solo per ascoltare conversazioni ma per impossessarsi di tutti i dati dei loro obiettivi. Contatti, email, messaggi Whatsapp e Telegram, foto, dati bancari. Il software, in teoria venduto a Paesi nell’ambito della lotta al terrorismo, viene in realtà utilizzato per scopi che vanno molto al di là di quelli dichiarati, per controllare anche giornalisti, attivisti o dissidenti politici.
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