Prima dell’arrivo della variante Omicron, destinata a diventare prevalente in molte aree del mondo, il refrain era che la quarta ondata di contagi da Covid-19 fosse una “pandemia di non vaccinati”. Motivo per cui molti Paesi hanno deciso di adottare contromisure più o meno stringenti (da semplici limitazioni a veri e propri lockdown) per cercare di arginare l’emergenza.
Magari al tempo stesso tralasciando ciò che consente di tenere sotto controllo con efficacia il reale andamento del trend dei contagi: i tamponi e il puntuale tracciamento dei contatti dei soggetti positivi al nuovo Coronavirus.
Tra le decisioni più “drastiche” troviamo sicuramente quella di Singapore. Qui, dall’8 dicembre, chi rifiuta il vaccino anti Covid non può più ricevere cure sanitarie gratuite da parte dello Stato. Ad annunciarlo è stato il ministro della Sanità del Paese asiatico, Ong Ye Kung, che ha parlato di un “segnale importante” per spingere tutta la popolazione a immunizzarsi.
Un altro esempio è l’introduzione del lockdown per i no-vax, che però sta vivendo fortune alterne. In Germania, ad esempio, gli esperti dicono che la misura ha funzionato egregiamente. Nelle ultime 24 ore, infatti, il Robert Koch Institute ha registrato 10.100 nuovi contagi e 88 morti. Una settimana fa i casi erano 29.384 e il 23 dicembre 44.927.
Il governo tedesco aveva deciso di introdurre il lockdown per i non vaccinati il 2 dicembre, quando i contagi giornalieri erano più di 74mila. Le autorità sanitarie, però, avvertono che il dato sui nuovi positivi potrebbe essere influenzato da due fattori. Il primo è la variante Omicron, la cui diffusione è in aumento; il secondo è che durante le festività si fanno meno test, dunque il dato potrebbe essere maggiore.
Simile è il caso dei “cugini” austriaci. A metà novembre il governo di Vienna aveva dapprima deciso di introdurre il lockdown solo per i no-vax, ma a fronte dell’incremento dei contagi aveva deciso di estendere le limitazioni alla circolazione a tutta la popolazione. Dall’8 dicembre, però, le chiusure riguardano soltanto coloro che non hanno ricevuto le dosi di vaccino.
E da un picco di 15mila casi al giorno si è passati ai 2.205 di ieri, 25 dicembre. L’Austria, comunque, prevede ulteriori strette nel corso delle festività natalizie. Da domani, 27 dicembre, torna infatti il coprifuoco per bar e ristoranti alle 22 in tutto il Paese; mentre per eventi all’aperto e al coperto sono previste presenze contingentate ed è necessario il green pass.
Non dappertutto, però, i lockdown per non vaccinati sembrano fornire risultati incoraggianti. Nello Stato australiano del Queensland, ad esempio, dal 17 dicembre chi non ha ricevuto il vaccino anti Covid non può più frequentare luoghi pubblici, ristoranti, hotel e nemmeno assistere a spettacoli all’aperto ed eventi sportivi. Eppure, in nove giorni (peraltro in piena estate) i contagi sono passati dai 2.227 del 17 dicembre ai 5.034 di oggi.
La misura dell’imporre limitazioni solo a chi non si è vaccinato è stata adottata anche in Lettonia. Inizialmente (dal 21 ottobre) il lockdown era in vigore per tutta la popolazione, ma dal 15 novembre solo per i no-vax. In quella data i contagi registrati in 24 ore erano 422 (con una media settimanale di 1.216); mentre oggi l’andamento è molto irregolare.
Il Paese ha infatti riportato oltre 900 nuovi casi di Covid nelle giornate del 18, 21, 23 e 24 dicembre. Oggi sono 203 e il giorno di Natale 122. Ricordiamo infine che in Lettonia, dal 15 dicembre, per poter lavorare è necessario presentare un certificato di vaccinazione o di avvenuta guarigione dal virus. Chi non si è vaccinato può accedere solamente a farmacie e negozi di generi alimentari o di altri beni di prima necessità.
Non un vero e proprio lockdown, ma forti limitazioni alla circolazione sono attive anche in Arabia Saudita, in Bahrein e a Dubai, la città degli Emirati Arabi Uniti che sta ospitando l’Expo. Qui è obbligatorio il vaccino per lavorare in presenza, per entrare negli uffici governativi, per andare a scuola e salire sui mezzi pubblici. Da due settimane consecutive, però, tutti e tre i Paesi registrano un aumento costante dei contagi.
Insomma, il modello tedesco non sembra rappresentare la norma in tutto il mondo. Quel che è certo è che l’andamento del trend dei contagi è legato a doppio filo con il numero dei tamponi eseguiti (o auto-eseguiti) in prossimità delle feste. E quindi viene da chiedersi: ma si tratta davvero di una “pandemia di non vaccinati” o, piuttosto, di una “pandemia di non tamponati”?
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