In un video, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che partirà per New York per il suo discorso alle Nazioni Unite, ha consigliato ai libanesi di “stare lontani dalle aree pericolose” fino alla fine dell’operazione. Nel frattempo, il primo ministro libanese Najib Mikati ha denunciato l’esistenza di un “piano per distruggere” il Libano. A causa degli attacchi, le scuole in Libano resteranno chiuse.
Il tributo umano di questa escalation continua a crescere. Secondo il ministero della Salute libanese, gli attacchi hanno causato la morte di 492 persone, tra cui 35 bambini e 58 donne, con altre 1.645 persone ferite.
Nonostante la pressione, Hezbollah ha risposto lanciando circa 20 razzi contro il nord di Israele in tre attacchi separati. Tutti i proiettili, secondo l’IDF, sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea o sono caduti in aree aperte. Hezbollah ha rivendicato gli attacchi notturni, affermando di aver colpito diverse basi militari israeliane, attivando le sirene di allarme nel nord del paese.
Secondo il sito di notizie Ynet, non è ancora chiaro se Israele abbia l’intenzione di avviare una guerra totale contro Hezbollah. Fonti indicano che, dopo il gabinetto di sicurezza, Israele sarebbe disposto a un allentamento delle tensioni, se Hezbollah accettasse di negoziare un accordo.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso grande preoccupazione per l’alto numero di vittime civili nel sud e nell’est del Libano, bombardati dall’esercito israeliano. La comunità internazionale teme che questa escalation tra Israele e il movimento di Hezbollah, sostenuto dall’Iran, possa condurre la regione verso una guerra incontrollabile. Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha avvertito che siamo “sull’orlo di una guerra totale”.
Da New York, dove si tiene l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, ha annunciato che la Francia chiederà una “riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza sul Libano” nel corso della settimana.
Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno lavorando su “soluzioni concrete” per alleviare la crisi in Libano, esprimendo la loro contrarietà a una possibile invasione di terra da parte di Israele contro Hezbollah. Un alto funzionario statunitense ha dichiarato che ci sono alcune idee che verranno discusse con alleati e partner durante la settimana, cercando di trovare una via per prevenire un’ulteriore escalation dei combattimenti.
Gli Stati Uniti sperano che le loro proposte possano ridurre le tensioni e aprire la strada a un processo diplomatico che permetta alle comunità su entrambi i lati del confine, e lungo la Linea Blu, di tornare a una situazione di sicurezza. Sebbene il funzionario non abbia fornito dettagli sulle proposte, ha confermato che il segretario di Stato Antony Blinken e altri alti funzionari discuteranno le opzioni durante gli incontri all’Assemblea Generale.
La posizione degli Stati Uniti è chiara: non supportano un’invasione di terra da parte di Israele. “Non crediamo che un’operazione del genere in Libano possa contribuire a ridurre le tensioni nella regione”, ha affermato il funzionario. Gli Stati Uniti sono fortemente concentrati sull’esplorazione di soluzioni che possano evitare una nuova ondata di violenza.
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