Dall’inizio dell’invasione, la contraerea ucraina sta riscontrando delle difficoltà a intercettare i missili lanciati dall’esercito russo. Missili che spesso finiscono per colpire obiettivi civili, seminando morte e distruzione nelle aree residenziali di numerose città ucraine.
Ne sono un triste esempio le immagini che ci giungono da Kiev e Kharkiv in queste ore. Ma anche da Mariupol, centro dell’oblast’ di Donec’k, di fatto rasa al suolo dai bombardamenti dell’esercito di Mosca. Dall’inizio del conflitto a Mariupol si contano oltre 2.500 vittime fra la popolazione civile. In molti in queste ore si stanno interrogando sul perché i radar ucraini stiano riscontrando tutte queste difficoltà a bloccare i razzi russi. E se lo è chiesto anche l’intelligence americana, che ha documentato l’utilizzo di una misteriosa “munizione”: vediamo di cosa si tratta.
Come riporta il New York Times, la Russia avrebbe equipaggiato i suoi missili balistici a corto raggio Iskander-M con delle “esche” che li rendono di fatto invisibili alla contraerea ucraina. I razzi russi, quando avvertono di essere nel mirino dei sistemi di difesa aerea, rilascerebbero infatti dei dispositivi ingannevoli in grado di “confondere” i radar.
Questa, dunque, secondo una fonte anonima dell’intelligence americana potrebbe essere una valida spiegazione delle difficoltà della difesa ucraina a intercettare gli Iskander russi. Questi missili, si legge in alcuni documenti del governo statunitense, sarebbero in grado di colpire con estrema precisione obiettivi posti fino a 200 miglia di distanza.
Il tasso di “successo” aumenterebbe inoltre grazie ai diversivi con cui sarebbero equipaggiati, che ne impediscono l’abbattimento. Queste “esche” sarebbero infatti in grado di produrre segnali elettrici e radio capaci di confondere i sistemi radar nemici e conterrebbero fonti di calore che attraggono i missili in arrivo.
Secondo il funzionario dell’intelligence Usa, questi dispositivi sarebbero simili a quelli usati dall’Urss nel corso della Guerra fredda. Già negli anni ’70, infatti, le testate nucleari erano accompagnate da strumenti diversivi in grado di aggirare i sistemi antimissile. Ma il loro utilizzo su razzi convenzionali come gli Iskander-M in Ucraina non erano mai stato documentato prima d’ora.
Un equipaggiamento che ha sorpreso perfino degli esperti, fra cui Richard Stevens, che ha lavorato per 22 anni nell’esercito britannico come addetto alla bonifica degli ordigni esplosivi; più altri dieci come artificiere civile nel Sud dell’Iraq e in Africa. Stevens, intervistato dal quotidiano americano, ha detto di aver visto nella sua carriera “molte munizioni cinesi e russe, ma non ho mai visto una cosa del genere”.
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