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Le Birkenstock “non sono opere d’arte” e i concorrenti possono copiare i famosi sandali

Dopo l’appello presentato da Birkenstock, la Corte Federale di Giustizia tedesca ha chiuso la questione, lasciando così aperta la strada ai concorrenti, che potranno continuare a produrre e vendere modelli simili

La storica azienda tedesca Birkenstock ha ufficialmente perso la sua battaglia legale per ottenere la protezione del copyright sui suoi celebri sandali. Con una sentenza definitiva emessa dalla Corte Federale di Giustizia tedesca, i giudici hanno stabilito che i modelli iconici dell’azienda non possono essere considerati opere d’arte, consentendo così ai concorrenti di continuare a produrre calzature simili.

La battaglia legale e i tentativi di protezione

La vicenda giudiziaria era iniziata oltre un anno fa, quando Birkenstock aveva intentato una causa contro tre aziende concorrenti – la tedesca Tchibo, la danese Bestseller e la statunitense Shoes.com – accusandole di aver copiato il design di alcuni dei suoi modelli più famosi: Arizona, Madrid, Boston e Gizeh. L’azienda sosteneva che questi sandali, grazie al loro design distintivo e riconoscibile, dovessero essere protetti dalle leggi sul copyright come opere d’arte applicata.

Birkenstock | pexels @Kevin Antosch – Newsby.it

Inizialmente, nel gennaio 2024, Birkenstock aveva ottenuto una vittoria legale presso la Corte regionale di Colonia, che aveva riconosciuto la validità delle sue argomentazioni. Tuttavia, il verdetto era stato successivamente ribaltato dalla Corte regionale superiore della stessa città, che aveva stabilito che il design dei sandali non potesse essere equiparato a un’opera d’arte. Il principale argomento della Corte era che Karl Birkenstock, l’artigiano dei modelli di calzature, aveva creato le calzature con uno scopo prevalentemente commerciale, ossia quello di vendere sandali comodi e funzionali al grande pubblico, senza un’intenzione artistica specifica.

La decisione finale della Corte Federale di Giustizia

Dopo l’appello presentato da Birkenstock, la Corte Federale di Giustizia tedesca ha chiuso la questione, lasciando così aperta la strada ai concorrenti per produrre e vendere modelli simili. I giudici hanno ribadito che i sandali dell’azienda non possono essere protetti dal diritto d’autore, poiché non raggiungono il livello di creatività artistica individuale richiesto dalla legge tedesca per essere considerati opere d’arte applicata.

La decisione è un duro colpo per Birkenstock, che sperava di ottenere una protezione simile a quella già concessa ad altri prodotti di design iconici, come l’auto Porsche 356 o alcune lampade create dal movimento Bauhaus. Tuttavia, la Corte ha sottolineato che i criteri per la protezione artistica non si applicano ai sandali. Aziende rivali potranno continuare a produrre e commercializzare sandali ispirati ai modelli di Birkenstock senza temere azioni legali per violazione del copyright.

Fondata nel 1774 e gestita per sei generazioni dalla famiglia omonima, l’azienda ha visto una crescita straordinaria negli ultimi decenni, passando da calzature ortopediche a simbolo di moda. La sua popolarità è esplosa soprattutto dopo il 2023, quando il film “Barbie” ha contribuito a renderle ancora più iconiche grazie alla scena in cui la protagonista, interpretata da Margot Robbie, indossa un paio di sandali rosa del marchio.

Attualmente, Birkenstock è di proprietà del fondo di investimento L Catterton, legato all’impero del lusso LVMH del miliardario Bernard Arnault. Nonostante la mancata protezione legale del design, il brand continuerà a puntare sulla qualità dei suoi prodotti e sulla forza del suo nome per mantenere la leadership nel settore.

Giuliana Presti

Laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l'Università di Parma. Scrivo di cinema, cultura e attualità e amo la fotografia e la buona musica.

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