Le armi con cui ha attaccato Israele sono inoltre molto più sofisticate e precise di quelle utilizzate negli ultimi mesi da Hamas e altri gruppi in guerra contro Israele. L’arsenale di droni iraniano comprende dispositivi con gittate di oltre 2mila chilometri, in grado di volare a bassa quota e di sfuggire ai radar.
I droni sono però anche mezzi relativamente lenti, che per raggiungere Israele (distante almeno mille chilometri) hanno impiegato ore: le prime notizie del lancio di droni sono arrivate verso le 22 italiane, e soltanto attorno all’una sono arrivate le prime testimonianze di mezzi abbattuti dai sistemi di difesa aerea sui cieli di Israele.
Anche il primo tipo di missili utilizzati dall’Iran, i missili da crociera, richiedono un certo tempo per percorrere tutta la distanza fino a Israele, stimato in circa due ore: sono mezzi che procedono nel loro viaggio alimentati da un motore e raggiungono il loro bersaglio con una traiettoria orizzontale.
I missili che hanno causato i danni maggiori sono stati i missili balistici (nonché i più veloci). A differenza di quelli da crociera, vengono sparati oltre l’atmosfera e, sfruttando la gravità, ricadono sull’obiettivo attraverso una traiettoria parabolica.
Quando cadono sul bersaglio sono velocissimi, ma sono anche molto imprecisi: dei 120 missili balistici lanciati dall’Iran verso Israele solo una minima parte ha effettivamente raggiunto il territorio israeliano, ed è stato proprio questo tipo di armi a colpire la base militare israeliana di Nevatim, nel sud del paese, causando danni minori alle infrastrutture.
Negli ultimi anni l’Iran ha investito molto sulla propria tecnologia militare, anche come mezzo per aggirare le sanzioni imposte da diversi governi esteri al regime, che di fatto hanno molto limitato la possibilità per l’Iran di acquistare armi da altri stati.
A partire dagli anni Novanta la Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei, la più importante figura politica e religiosa del paese, ha investito molte risorse nello sviluppo di un’industria bellica autonoma e nazionale.
L’Iran ha ampiamente pubblicizzato le proprie armi, sui media e durante esercitazioni, manifestazioni e parate militari. Le conserva inoltre in magazzini in buona parte sotterranei e fortificati con sistemi di difesa in grado di resistere ad attacchi esterni.
L’Iran vende inoltre le proprie armi e tecnologie militari ad altri paesi: una di queste sono i droni telecomandati Shahed-136, ampiamente utilizzati dalla Russia in Ucraina e secondo varie ricostruzioni anche nell’attacco di sabato contro Israele.
Gli Shahed-136 sono fabbricati dalla HESA, una società statale iraniana: sono lunghi circa 3 metri e hanno un’apertura alare di 2,5. Possono volare per più di 2mila chilometri in maniera autonoma, cioè seguendo delle coordinate GPS, e trasportare fino a circa 50 chili di esolosivo: appartengono alla famiglia dei cosiddetti “droni kamikaze”.
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