Prima intervista ufficiale dell’attuale vicepresidente da candidata dem: da Israele all’economia, fino alle accuse a Donald Trump. Ecco i principali temi trattati
La campagna elettorale di Kamala Harris entra nel vivo con la sua prima intervista ufficiale da candidata del Partito Democratico alla presidenza degli Stati Uniti. La vicepresidente ha delineato le sue priorità, concentrandosi su temi economici, la politica estera e la diversità di opinioni all’interno del governo. Con l’attenzione rivolta principalmente alla classe media, Harris ha ribadito il suo impegno per una “economia delle opportunità”, con proposte concrete per sostenere le famiglie americane e stimolare le piccole imprese.
“Dal primo giorno la priorità sarà la classe media”, ha affermato Harris durante l’intervista alla CNN. Questa dichiarazione sottolinea l’importanza di una delle questioni più urgenti per gli elettori americani: la stabilità economica e il contenimento dei costi. Harris ha espresso l’intenzione di estendere il credito d’imposta a 6.000 dollari per le famiglie nel primo anno di vita del figlio, come parte di un più ampio piano per sostenere la classe media. Inoltre, ha evidenziato l’importanza di rendere gli alloggi più accessibili e di investire nelle piccole imprese, che costituiscono il tessuto economico di molte comunità americane.
Nel contesto di un’economia caratterizzata da prezzi in aumento, Harris ha proposto un divieto federale alle speculazioni sui prezzi di cibo e generi alimentari. “Questo farebbe scendere i prezzi dei beni”, ha affermato, riconoscendo le difficoltà che molti americani stanno affrontando per far fronte alle spese quotidiane.
Una delle affermazioni più sorprendenti di Harris durante l’intervista è stata la sua apertura a includere un repubblicano nel suo governo, qualora venisse eletta presidente. “Non ho in mente nessuno in particolare. Ma mancano 68 giorni a questa elezione, quindi non metterò il carro davanti ai buoi. Ma lo farei”, ha dichiarato. Questa mossa, secondo Harris, riflette il suo impegno a promuovere la diversità di opinioni all’interno della sua squadra. “Penso che sia importante avere persone al tavolo quando vengono prese alcune delle decisioni più importanti che hanno opinioni diverse, esperienze diverse. E penso che sarebbe un vantaggio per il pubblico americano avere un membro del mio gabinetto che sia un repubblicano.”
Questa dichiarazione sembra essere un chiaro tentativo di attrarre elettori moderati e indipendenti, che potrebbero essere delusi dalla polarizzazione politica che ha caratterizzato gli ultimi anni. L’inclusione di un repubblicano nel governo rappresenterebbe un segnale forte di unità e collaborazione bipartitica, qualcosa di sempre più raro nella politica americana contemporanea.
Harris ha anche affrontato temi di politica estera, con un’attenzione particolare al conflitto israelo-palestinese. Ribadendo il suo “sostegno incrollabile” a Israele, ha dichiarato: “Sono incrollabile nel mio impegno per la difesa di Israele e la sua capacità di difendersi. E questo non cambierà”. Tuttavia, ha anche sottolineato l’importanza della “soluzione dei due stati” come unica via per garantire una pace duratura nella regione.
La vicepresidente ha espresso preoccupazione per le morti di civili a Gaza e per la situazione umanitaria, definendo la distruzione “catastrofica” e “devastante”. Ha ribadito la necessità di raggiungere un accordo che preveda il ritiro dell’esercito israeliano dalle aree popolate e, successivamente, un ritiro completo da Gaza, prima di una “fine permanente delle ostilità”. Nonostante il suo fermo sostegno a Israele, Harris ha mostrato una maggiore empatia per la sofferenza palestinese rispetto al presidente uscente Joe Biden.
Un altro punto chiave della sua politica estera è stata la gestione delle armi fornite a Israele. “Non si cambia la politica in termini di armi. Troppi palestinesi innocenti sono stati uccisi, e noi dobbiamo arrivare a un accordo”, ha affermato Harris, sottolineando l’urgenza di negoziare un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas.
Non poteva mancare un attacco diretto al suo avversario, Donald Trump, che continua a dominare il dibattito politico con le sue dichiarazioni controverse. Harris ha risposto con fermezza alle insinuazioni di Trump sulla sua identità e le sue origini, definendo i suoi commenti “il solito vecchio e stanco copione”. Durante l’intervista, quando le è stato chiesto del falso commento di Trump secondo cui “si è trasformata in nera” per scopi politici, Harris ha liquidato la questione con una risposta secca: “Prossima domanda, per favore.”
Trump, dal canto suo, non ha perso occasione per attaccare Harris sui social media, definendo la sua intervista “noiosa” su Truth Social. Questo scambio di battute riflette la tensione crescente tra i due principali candidati alla presidenza, prefigurando una campagna elettorale che sarà senza dubbio combattuta su più fronti.
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