Ormai è questione di giorni, se non di ore, prima che i talebani annuncino la formazione del nuovo governo. Intanto, le donne scendono in piazza, i ribelli del Panshir dichiarano battaglia, i giornalisti continuano a raccontare. Insomma gli afghani rimasti in patria cercano di opporre resistenza ai tentativi di repressione dei nuovi dominatori. Ma i segni del regime talebano sono già visibili per le strade di Kabul. I murales dipinti dagli artisti afghani negli ultimi vent’anni stanno lentamente scomparendo dalle strade della capitale. Cancellati da qualche vigorosa pennellata, oppure sostituiti con scritte relative alla propaganda talebana, sono il simbolo della libertà che muore.
Tra i murales cancellati, forse per sempre, dalle strade di Kabul ce n’è uno particolarmente iconico. Si tratta di un immenso graffito realizzato dal collettivo di artisti ArtLords dopo gli accordi di Doha. L’opera, diventata una delle immagini simbolo degli accordi del febbraio 2020, ritraeva l’inviato speciale di Trump per l’Afghanistan, Zalmay Khalilzad, che tende la mano al mullah Abdul Ghani Baradar, l’uomo che guiderà il nuovo governo.
La denuncia giunge da uno degli autori, l’artista Omaid H. Sharifi, che ha lasciato l’Afghanistan con la sua famiglia nei giorni scorsi. “I talebani hanno cominciato a dipingere sopra i nostri murales. Hanno cominciato con quello storico che ha segnato la firma degli accordi di Doha“, scrive su Twitter l’artista. Il murale Baradar Khalilzad non c’è più. Al suo posto una scritta in bianco e nero che dice “Non ti fidare della propaganda del nemico“. Si tratta di “una citazione del mullah Haibatullah“, ha scritto l’artista, pubblicando una foto dell’opera originale accanto all’immagine del muro dopo il passaggio dei talebani.
“Anche se cancellerete i murales dalle strade dell’Afghanistan. Anche se metterete a tacere le voci in alcune parti del paese. Noi urleremo così forte che saremo ascoltati. Non sarete in grado di cancellare questo dai ricordi e dalla coscienza del mondo?”. Queste le parole dello street artist afghano che lancia un messaggio di speranza e resilienza proprio nelle ore in cui i talebani si preparano a rendere ufficiale il loro governo.
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