Non si placano i timori di una nuova Guerra fredda fra gli Usa e la Russia. La telefonata avvenuta nella tarda serata italiana di giovedì fra il presidente americano Joe Biden e il pari ruolo russo Vladimir Putin non ha affatto risolto la tensione legata alla crisi in Ucraina. I 50 minuti di conversazione, secondo quanto riportato dai portavoce dei due leader, hanno fatto poco per “abbassare la temperatura” della situazione. Che, dunque, continua a tenere in ansia tutto il mondo.
Il secondo incontro, stavolta telefonico, nel giro di un mese, di fatto, non ha cambiato la posizione di Putin, che aveva richiesto in prima persona il colloquio stesso. L’uomo al comando della Russia continua a inviare soldati al confine con l’Ucraina, Paese con il quale persiste una situazione di crisi sin dal 2014. E che continua a vivere tensioni interne sin dalla secesssione della penisola di Crimea nel 2014 (non riconosciuta né dall’Onu, né dagli Stati Uniti né dall’Unione europea).
A seguito della telefonata, i portavoce dei due presidenti ne hanno chiarito i contenuti. “Il presidente Biden ha sollecitato la Russia affinché lavori per una de-escalation della tensione con l’Ucraina – ha detto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki -. Ha chiarito che gli Usa e i suoi alleati risponderanno in modo deciso in caso di ulteriore invasione dell’Ucraina da parte della Russia”.
Un alto funzionario amministrativo citato dal Guardian, nel corso di una videoconferenza stampa, ha poi parlato di due strade. Una diplomatica e pacifica, l’altra “dalle gravi conseguenze”. Nello specifico, ha parlato di un inasprimento delle sanzioni e di un possibile aiuto militare all’Ucraina da parte dei Paesi della Nato.
Il Cremlino, da parte sua, non è rimasto in silenzio ad ascoltare le condizioni degli americani. Parlando a Reuters, il consigliere russo per la politica estera Yuri Ushakov ha confermato che Putin non ha intenzione di subire sanzioni, senza reagire, da parte del mondo occidentale.
“Il nostro presidente – ha affermato Ushakov – ha risposto subito alle parole di Biden: se l’occidente dovesse perseguire questo tipo di politica, imponendo sanzioni senza precedenti, il rapporto fra il nostro Paese e gli Stati Uniti subirebbe una rottura definitiva. Allo stesso modo sarebbero colpite le relazioni fra la Russia e gli altri Paesi occidentali. Il nostro presidente ha anche dichiarato che a pagare le conseguenze dell’errore saranno le generazioni future“.
I prossimi appuntamenti che coinvolgeranno i due leader saranno determinanti per capire se la tensione potrà ridimensionarsi o se la crisi sfuggirà al controllo. Si inizia il 9 e il 10 gennaio, quando Usa e Russia si ritroveranno a Ginevra, in Svizzera, per un vertice bilaterale sulla sicurezza.
Il 12 il meeting sarà allargato agli altri rappresentanti della Nato mentre il giorno dopo vi sarà una conferenza ancora più ampia cui prenderanno parte anche altri Paesi extra-Nato. L’obiettivo resta quello di evitare che le tensioni sfocino in qualcosa di più grande e più grave. E non è un caso che lo stesso Biden abbia paragonato questa crisi a quella dei missili cubani del 1962, che portò il mondo sull’orlo di un conflitto mondiale.
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