Joe Biden autorizza l’Ucraina a usare i missili ATACMS in territorio russo: una svolta nel conflitto contro Mosca
Secondo fonti statunitensi riportate da diversi giornali internazionali, il presidente Joe Biden avrebbe autorizzato per la prima volta l’Ucraina a utilizzare i missili ATACMS, di produzione statunitense, anche contro obiettivi situati in territorio russo. Sebbene non vi sia ancora una conferma ufficiale da parte del governo statunitense, la notizia, corroborata da molteplici fonti, rappresenta un importante sviluppo nel contesto del conflitto in Ucraina.
Gli Stati Uniti avevano fornito i missili ATACMS all’Ucraina all’inizio del 2023, ma con rigide limitazioni: l’utilizzo di tali armi era consentito esclusivamente all’interno dei confini ucraini, escludendo qualsiasi operazione in territorio russo.
Questa restrizione era stata imposta per evitare che Mosca interpretasse l’azione come un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel conflitto, rischio che avrebbe potuto portare a un’escalation pericolosa. Tuttavia, il recente intensificarsi delle operazioni russe sembra aver spinto l’amministrazione Biden a rivedere la propria posizione.
La decisione arriva in un momento di tensione crescente. L’offensiva russa ha subito una nuova accelerazione, favorita dall’invio di migliaia di soldati nordcoreani nella regione di Kursk, grazie a un accordo di difesa reciproca firmato recentemente tra Mosca e Pyongyang. Inoltre, domenica scorsa, la Russia ha lanciato un attacco missilistico su larga scala, colpendo Kiev e altre città ucraine in uno dei raid più devastanti degli ultimi mesi.
Questo contesto ha probabilmente spinto Biden ad autorizzare un uso più flessibile degli ATACMS, consentendo all’Ucraina di rispondere in modo più incisivo e di contrastare la crescente pressione militare russa.
La regione di Kursk, situata nel sud-ovest della Russia al confine con l’Ucraina, è al centro delle recenti operazioni militari. Lo scorso agosto, le forze ucraine avevano temporaneamente occupato quest’area grazie a un’azione rapida e ben pianificata, che sfruttava la disorganizzazione delle difese russe. Ora, secondo fonti statunitensi, la Russia starebbe ammassando circa 50.000 soldati, supportati anche dai militari nordcoreani, per riconquistare Kursk.
Gli ATACMS potrebbero essere impiegati dall’Ucraina per attacchi mirati contro le forze russe nella regione, con l’obiettivo di rallentare o impedire una controffensiva su larga scala.
Secondo il quotidiano francese Le Figaro, anche Francia e Regno Unito avrebbero autorizzato l’Ucraina a utilizzare missili a lungo raggio di loro produzione contro obiettivi in territorio russo. Questa decisione segnala un maggiore allineamento tra gli alleati occidentali nel supporto militare a Kiev, evidenziando la crescente determinazione nel contrastare l’espansione delle operazioni russe.
Rimangono tuttavia molte domande aperte. Al momento non è chiaro in che modo l’Ucraina sarà autorizzata a utilizzare gli ATACMS in territorio russo. Secondo alcune fonti citate dal New York Times e dal Washington Post, si tratterebbe di attacchi limitati, volti principalmente a contrastare il dispiegamento dei soldati nordcoreani nella regione di Kursk. Tuttavia, non ci sono ancora conferme ufficiali riguardo a queste modalità operative.
La decisione di Biden arriva in un momento politicamente delicato. Con la recente vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, il futuro del sostegno statunitense all’Ucraina appare incerto. Trump, infatti, ha più volte lasciato intendere di non voler proseguire con l’attuale livello di assistenza militare a Kiev, il che potrebbe influire drasticamente sull’andamento del conflitto.
L’autorizzazione all’uso degli ATACMS in territorio russo rappresenta un punto di svolta nella strategia americana e nella guerra in Ucraina. Questa mossa riflette il tentativo dell’amministrazione Biden di rispondere alle nuove sfide poste dall’alleanza tra Russia e Corea del Nord e dalla crescente intensità degli attacchi russi. Tuttavia, le implicazioni di questa decisione, sia sul piano militare sia su quello politico, rimangono incerte, lasciando aperti scenari che potrebbero influire profondamente sugli equilibri del conflitto e della geopolitica globale.
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