Latte coltivato in laboratorio. È il nuovo prodotto alimentare che ha finito col creare alcune polemiche sull’asse Israele-Italia.
Lo Stato del Medio Oriente nelle scorse ore ha, infatti, deciso di autorizzare la produzione di latte coltivato da parte di una startup locale, suscitando immediatamente reazioni contrarie in alcune associazioni di settore italiane.
Molto diverse sono le opinioni che Israele e Italia hanno sulla qualità di questo nuovo prodotto, a rappresentanza di due filosofie di pensiero parecchio lontane su questo tema.
Il Governo d’Israele ha dato il proprio consenso affinché una startup locale possa iniziare a produrre latte coltivato.
Si tratta della Remilk, azienda fondata nel 2019 e che produce proteine di latte attraverso un processo di fermentazione a base di lievito.
Un procedimento che permette di ottenere così delle proteine chimicamente identiche a quelle presenti nel latte di mucca (da non confondere con quello vegetale), ma anche un prodotto finale privo di lattosio, colesterolo, ormoni della crescita e antibiotici.
Un latte coltivato, dunque, molto simile a quello animale e che ha ottenuto il parere positivo direttamente da parte del Presidente d’Israele, Benjamin Netanyahu, in visita nei giorni scorsi proprio allo stabilimento di Remilk:
“Per noi questa novità rappresenta un balzo in avanti. Si tratta di una pietra miliare in un’area in cui Israele è già un leader tecnologico. Lo sviluppo di questa tecnologia rafforzerà l’economia di Israele, oltre che la sua sicurezza alimentare, e aiuterà ad affrontare i cambiamenti climatici e a sostenere il benessere degli animali”.
Un “sì” convinto, dunque, con Remilk che ora punta a rendere Israele un Paese in prima linea nello sviluppo di food-tech.
Tutto grazie al latte coltivato, prodotto che la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti d’America ha già riconosciuto come sicuro per il consumo alimentare e che, all’inizio dell’anno, è stato autorizzato per la vendita anche a Singapore, come ricordato dal Times of Israel.
A condannare fermamente la scelta presa da Israele sono state alcune tra le più importanti associazioni di settore italiane, a partire da Coldiretti.
Intervenuto nel corso dell’evento Tuttofood 2023, il Presidente Ettore Prandini ha così commentato:
“Il Ministero della Sanità di Israele ha concesso alla società Remilk, che sta già producendo su scala industriale in diverse aree del Mondo, di vendere al pubblico i suoi prodotti lattiero caseari nati in laboratorio senza aver mai visto neppure l’ombra di una mucca, ma usando il gene della proteina del latte e inserendolo in bioreattori per la crescita accelerata con un processo simile a quello usato un po’ per tutti gli alimenti creati in laboratorio, o a base cellulare. La verità è che non si tratta di cibo ma di un prodotto ingegnerizzato, con processi di lavorazione molto più simili a quelli dei farmaci e proprio in questo ambito devono essere valutati”.
Secondo Coldiretti il latte coltivato non può essere, quindi, considerato un prodotto alimentare.
Un parere al quale si lega anche quello di altre associazioni italiane.
In occasione di Tuttofood 2023, durante il convegno su ‘I rischi del cibo sintetico’, Coldiretti ha lanciato insieme a Filiera Italia, Assica, Assolate, Unaitalia e Assocarni quella che si considera “la prima alleanza contro l’assalto del cibo sintetico alle tavole mondiali e a comparti strategici del vero Made in Italy agroalimentare, dalla carne ai salumi, dal latte ai formaggi”.
Da sottolineare soprattutto la posizione tenuta da Assolatte ed espressa dal suo Presidente, Paolo Zanetti:
“Siamo al paradosso. Da un lato ci viene chiesto di investire per rendere le nostre produzioni lattiero casearie ancor più attente all’ambiente, dall’altro investitori senza scrupoli, col pretesto della tutela dell’ambiente cercano di promuovere un prodotto che tutto è fuorché naturale ed è quindi nemico dell’ambiente. Vogliono appropriarsi dei valori del latte, della sua naturalità e della sua purezza”.
Lo stesso Zanetti ha poi indicato la via da seguire:
“Dobbiamo arrestare questa corsa senza senso, fermare i cibi Frankenstein e salvaguardare il latte che, lo diciamo da sempre, è un vero patrimonio mondiale dell’umanità”.
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