A Gerusalemme la tensione è sempre più alta. Dopo i disordini degli scorsi giorni, nelle ultime 24 ore l’ennesimo scontro tra Israele e Hamas è entrato nel vivo, trasformandosi in un vero e proprio conflitto armato. Tutto è iniziato quando Hamas ha lanciato centinaia di razzi dalla Striscia di Gaza verso Gerusalemme e le comunità israeliane intorno all’enclave palestinese. In risposta all’attacco, Israele ha organizzato una serie di raid mirati, non solo contro l’organizzazione palestinese, ma anche ai danni della Jihad Islamica. Due comandanti delle Brigate del Quds sono stati uccisi, mentre Hamas ha perso 15 dei suoi combattenti. Sono però morti anche nove bambini e centinaia di civili sono rimasti feriti.
Le ragioni politiche del conflitto
Al di là delle numerose ragioni storiche, sociali e culturali che hanno portato al nuovo conflitto, dietro all’escalation sembrerebbero celarsi anche delle ragioni di convenienza politica per entrambe le parti. Secondo alcune fonti mediorientali, Hamas avrebbe riacceso le tensioni per favorire un ritorno alle urne. Sono quindici anni, infatti, che i palestinesi non riescono a organizzare le elezioni a causa delle divisioni interne. Le ultime sono state annullate da Maḥmūd ʿAbbās, attuale presidente della Palestina ed esponente dell’organizzazione politica Al-Fatah. Hamas, consapevole di avere ottime probabilità di vittoria nel caso di un ritorno alle urne, starebbe riaccendendo il conflitto proprio per cambiare questa situazione.
D’altro canto, anche Israele potrebbe sentire il bisogno di unire il Paese contro un nemico comune per rafforzarsi a livello politico. Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, non è riuscito a formare il governo e ciò ha portato a una situazione di crisi che ha indebolito la nazione.
Le pretese su Gerusalemme
In base a queste informazioni, sembra probabile che il conflitto sia nato soprattutto a causa delle divergenze interne tra i due schieramenti. Ciò non significa, tuttavia, che tra Israele e Palestina non si siano verificati numerosi scontri nell’ultimo periodo. Ancora una volta, è stato il lunghissimo “braccio di ferro” dei due stati su Gerusalemme, rivendicata da entrambi come capitale, a portare a delle tensioni. In particolare, nella parte Est della città, abitata prevalentemente dai palestinesi ma controllata da Israele dal 1967, un tribunale israeliano ha deciso di sfrattare decine di famiglie palestinesi dalle proprie abitazioni, in quanto in passato appartenevano agli israeliani. Gli abitanti musulmani di Gerusalemme hanno reagito con violenza a questa decisione, causando nei tumulti nei luoghi santi della Città Vecchia. Il tutto ha portato a ulteriori scontri, culminati con il conflitto armato iniziato negli ultimi giorni.