Sono almeno 60 gli arresti dopo l’assalto di ieri all’aeroporto di Makhachkala, capitale del Daghestan, repubblica russa a maggioranza musulmana. Una manifestazione di protesta contro il conflitto israelo-palestinese, che aveva chiamato a raccolta centinaia di persone nello scalo, è poi degenerata in scontri quando un gruppo ha invaso la pista sobillato dall’annuncio di un volo in arrivo da Tel Aviv.
“Sono stati identificati più di 150 partecipanti ai disordini e sessanta di loro sono stati arrestati”, ha fatto sapere con un comunicato il ministero degli Interni russo precisando che negli scontri sono rimaste ferite oltre venti persone, tra civili e poliziotti. Di queste la metà è stata ricoverata in ospedale e due versano in condizioni critiche.
Drammatiche le immagini circolate sui social network che testimoniano quella che sembra essere una vera a propria caccia all’uomo, con echi sinistri di pogrom. In alcuni video si sente anche qualcuno che urla “Allah u Akbar” (“Dio è il più grande”), mentre altri filmati mostrano decine di uomini che sfondano le porte all’interno del terminal, abbattono le barriere e cercano di ispezionare le auto in uscita dall’aeroporto. A placare gli animi l’intervento delle forze speciali e della polizia.
Il governatore della Repubblica caucasica Serghiei Melikov da parte sua ha denunciato le violenze della folla inferocita. “Tutti i daghestani si immedesimano nella sofferenza delle vittime di azioni di persone e politici ingiusti e pregano per la pace in Palestina. Ma quello che è successo nel nostro aeroporto è oltraggioso e dovrà essere indagata adeguatamente da parte delle forze dell’ordine”.
Immediata la reazione di Israele. Il ministero degli Esteri ha diffuso un comunicato nel quale fa sapere che Tel Aviv “si aspetta dalle autorità di polizia russa che proteggano la sicurezza di tutti i cittadini israeliani ed ebrei ovunque essi si trovino e che agiscano in maniera risoluta contro i manifestanti e contro la selvaggia istigazione”.
Anche la Casa Bianca ha condannato quelle che ha definito “proteste antisemite” nella Repubblica caucasica. “Gli Stati Uniti sostengono inequivocabilmente l’intera comunità ebraica mentre assistiamo a un aumento globale dell’antisemitismo“, ha scritto su X Adrienne Watson, un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale.
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha parlato di “video spaventosi da Makhachkala“, sottolineando che quanto accaduto in Daghestan “non è un incidente isolato, piuttosto fa parte della diffusa cultura russa di odio verso le altre nazioni”. Prova ne siano gli “insulti antisemiti” espressi dal capo del Cremlino Vladimir Putin, ha detto il leader ucraino alludendo alle affermazioni fatte nei mesi scorsi sulle sue origini ebraiche.
L’incidente arriva in un momento di particolare tensione tra la Russia e lo Stato ebraico sullo sfondo della guerra a Gaza. Dopo la visita a Mosca nei giorni scorsi da parte di una delegazione di Hamas per discutere del dossier degli ostaggi, oltre 200, ancora nelle mani del movimento palestinese, oggi il ministero degli Esteri di Tel Aviv ha convocato l’ambasciatore russo in Israele Anatoly Viktorov per protestare formalmente.
L’attivismo di Mosca sul fronte diplomatico ha fatto infuriare Israele, che ha attaccato la decisione russa di ospitare i “terroristi” perché “legittima gli orrori”. Da Gerusalemme ribadiscono di considerare “grave la mancanza di una condanna chiara da parte di Mosca dell’organizzazione terroristica Hamas e il comportamento della Russia in seno agli organismi internazionali”. Una chiara allusione alla posizione assunta da Mosca in seno all’Assemblea generale dell’Onu col voto a favore di una “tregua umanitaria” a Gaza.
Storicamente la Russia si è mossa sullo scacchiere mediorientale come un’equilibrista, coltivando buoni rapporti tanto con Israele quanto con i palestinesi. Certo, la posizione assunta da Mosca nei confronti di Tel Aviv, con la critica esplicita ai bombardamenti su Gaza, ha gelato le relazioni.
Al netto delle tensioni, i legami restano saldi. Basti pensare che oggi nello Stato ebraico vive oltre un milione e mezzo di russi etnici, la terza comunità russa più grande al mondo. La Russia d’altra parte è uno Stato multi-confessionale, nel quale accanto ai cristiani e ai musulmani, vive una vastissima comunità ebraica. E molti degli stessi famigerati oligarchi hanno il passaporto israeliano.
Legami che non hanno impedito alla Russia di farsi paladina allo stesso tempo della causa palestinese sin dai tempi dell’Unione Sovietica. Senza contare l’alleanza di ferro tra Mosca e la Siria, che insieme all’Iran e a Hezbollah in Libano forma l’asse sciita contro il “nemico sionista” Israele.
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