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MONDO

Israele e Hezbollah: accordo per un cessate il fuoco di 60 giorni

Israele e Hezbollah raggiungono un cessate il fuoco di 60 giorni: dettagli dell’accordo, ruolo degli USA e sfide future

Martedì sera il governo israeliano ha approvato un accordo per un cessate il fuoco di 60 giorni con il gruppo politico e militare libanese Hezbollah. Questo accordo, annunciato poche ore prima dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante un discorso televisivo, rappresenta un tentativo di ridurre le tensioni crescenti nella regione. Netanyahu, tuttavia, ha ribadito che Israele si riserva il diritto di riprendere gli attacchi se Hezbollah dovesse violare gli accordi.

Il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah: i dettagli

L’accordo stabilisce il ritiro dell’esercito israeliano dalle zone meridionali del Libano, occupate durante le recenti offensive militari. In parallelo, Hezbollah dovrà spostare le sue forze a nord del fiume Litani (o Leonte), creando così una zona cuscinetto. Questa area sarà affidata al controllo dell’esercito regolare libanese, che è distinto da Hezbollah.

La missione delle Nazioni Unite UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon), già operativa nella zona, avrà il compito di monitorare il rispetto degli accordi. Tuttavia, negli ultimi mesi, alcune basi dell’UNIFIL sono state colpite durante i combattimenti, evidenziando la complessità operativa in una regione così instabile.

Israele e Hezbollah: accordo per un cessate il fuoco di 60 giorni – EPA/ABIR SULTAN – Newsby.it

 

Il cessate il fuoco entrerà in vigore ufficialmente alle ore 4 di mercoledì mattina (ora locale), previa approvazione formale da parte del governo libanese, un passaggio che appare scontato ma necessario per rendere l’accordo operativo. Gli Stati Uniti, insieme alla Francia, hanno avuto un ruolo fondamentale nella mediazione del processo. Il presidente statunitense Joe Biden, durante un discorso ufficiale, ha definito l’accordo un primo passo verso la cessazione definitiva delle ostilità. Biden ha sottolineato che l’intesa dovrebbe consentire ai civili di entrambe le parti di tornare «nelle loro case, nelle loro scuole, alle loro vite».

Netanyahu ha spiegato le ragioni dietro la decisione di accettare il cessate il fuoco, chiarendo che si tratta di una pausa tattica per:

  1. Concentrarsi sull’Iran, ritenuto il principale sostenitore di Hezbollah.
  2. Consentire all’esercito israeliano di riposare e ricostituire gli arsenali, accumulando munizioni e armamenti.
  3. Isolare Hamas, evitando di dover gestire contemporaneamente due fronti di conflitto.

Durante il suo discorso, Netanyahu ha anche evidenziato i “successi militari” ottenuti nell’ultimo anno, cercando di rassicurare sia la componente più radicale del suo governo sia l’opinione pubblica israeliana, ribadendo che la guerra «non è finita».

Un riferimento significativo è stato fatto ai ritardi nelle forniture di armamenti dagli Stati Uniti, considerati un elemento critico per le operazioni israeliane. Questo commento è stato interpretato da molti analisti come una critica velata verso Washington.

Nonostante le dichiarazioni ottimistiche di Biden e di altri mediatori internazionali, l’accordo si basa su presupposti fragili. Tra le principali criticità vi sono:

  • La limitata capacità del governo libanese di controllare Hezbollah e di garantire la stabilità a sud del fiume Litani.
  • La dichiarata disponibilità di Israele a riprendere gli attacchi nel caso sospetti che Hezbollah stia cercando di riarmarsi o di rafforzare la sua presenza nella regione.

Questi elementi rendono incerto il futuro del cessate il fuoco, alimentando il timore che si tratti di una tregua temporanea piuttosto che di un passo verso una pace duratura.

Le tensioni tra Israele e Hezbollah hanno raggiunto un nuovo picco nelle ore precedenti alla firma dell’accordo. Martedì, l’esercito israeliano ha lanciato un massiccio attacco sulla capitale libanese, Beirut, colpendo simultaneamente dieci obiettivi in diverse parti della città. È la prima volta che Israele ordina l’evacuazione di quartieri centrali di Beirut, bombardandoli poco dopo.

Secondo il ministero della Salute libanese, almeno dieci persone sono morte durante questi attacchi, che hanno anche distrutto un edificio residenziale che ospitava sfollati. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito venti obiettivi legati a Hezbollah in soli due minuti. Tuttavia, esponenti del gruppo libanese hanno negato che le loro strutture principali siano state danneggiate. I bombardamenti hanno colpito quartieri come Ras Beirut, Mazraa, Msaytbeh e Noueiri, causando ulteriori devastazioni in una città già gravemente colpita.

L’accordo per il cessate il fuoco ha sollevato tensioni anche all’interno del governo israeliano. La componente ultranazionalista, rappresentata dal ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir e dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, si è opposta fermamente all’intesa. Ben-Gvir ha definito il cessate il fuoco un «errore storico», mentre Smotrich ha minacciato di ritirare il proprio sostegno al governo.

Nonostante queste pressioni, l’accordo è stato approvato dal gabinetto di sicurezza con dieci voti favorevoli e uno contrario. Subito dopo l’annuncio ufficiale, decine di persone si sono radunate davanti alla sede centrale dell’esercito israeliano per protestare contro l’intesa, accusando il governo di mettere a rischio la sicurezza del nord del paese.

Gli Stati Uniti, principali mediatori dell’accordo, hanno ribadito che non impiegheranno truppe sul terreno in Libano. Tuttavia, la loro influenza sarà cruciale per garantire il rispetto degli accordi da parte di entrambe le fazioni. Biden ha anche invitato Hamas a fare un passo avanti per negoziare un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, dove i colloqui si sono arenati a causa di richieste inconciliabili tra le parti.

L’accordo per il cessate il fuoco potrebbe rappresentare un test per verificare la capacità degli Stati Uniti di mediare efficacemente in una regione profondamente instabile, dove conflitti locali sono strettamente intrecciati con rivalità geopolitiche più ampie.

Dal 7 ottobre 2023, data di inizio della guerra nella Striscia di Gaza, il conflitto tra Israele e Hezbollah si è intensificato drammaticamente. Hezbollah ha lanciato migliaia di razzi sul nord di Israele, mentre l’esercito israeliano ha condotto intensi bombardamenti nel sud del Libano e a Beirut. Migliaia di civili hanno perso la vita e intere comunità sono state sfollate, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria nella regione.

La fase più acuta degli scontri è iniziata a settembre, quando Israele ha invaso il sud del Libano con l’obiettivo dichiarato di smantellare la presenza di Hezbollah e proteggere il confine settentrionale.

Sebbene il cessate il fuoco rappresenti una tregua necessaria, le prospettive per una pace duratura restano incerte. La mancanza di un dialogo diretto tra Israele e Hezbollah, unita alle tensioni interne ai rispettivi governi, rende difficile immaginare una soluzione stabile nel breve termine.

Le trattative parallele tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sono ancora bloccate, il che lascia aperto il rischio di una ripresa delle ostilità su più fronti.

L’accordo tra Israele e Hezbollah offre una pausa temporanea in un conflitto che ha devastato la regione per mesi. Tuttavia, senza un impegno più ampio e strutturale, questa tregua rischia di essere solo un’interruzione momentanea delle violenze. La comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti e dalla Francia, dovrà lavorare per rafforzare il dialogo e creare condizioni più solide per la stabilità. Nel frattempo, i civili continuano a pagare il prezzo più alto di un conflitto che sembra lontano dal concludersi.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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