Cosa succede ora in Iran con la morte del presidente Raisi? Poteri al vicepresidente ed elezioni entro 50 giorni
La tv di Stato iraniana ha annunciato la morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi e del ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian in seguito a una ricerca durata ore dopo che i due erano stati coinvolti in un incidente in elicottero.
Le circostanze dell’incidente – avvenuto nella nebbiosa foresta di Dizmar, nella provincia iraniana dell’Azerbaijan orientale – non sono ancora chiare. I due stavano rientrando in Iran dopo un viaggio al confine con l’Azerbaijan per inaugurare una diga con il presidente azero Ilham Aliyev.
La morte improvvisa di Raisi è destinata ad avere ripercussioni sui piani per il dopo Khamenei. La Guida Suprema aveva di recente ribadito il pieno sostegno a Raisi e alla sua azione di governo – fortemente criticata invece dall’elettorato che si è espresso con una astensione record nelle ultime legislative a marzo – permettendo al defunto presidente di espandere la propria influenza e piazzare i propri uomini nelle stanze del potere del regime.
A facilitare la possibile ascesa di Raisi alla poltrona più importante dell’Iran erano non solo le posizioni clericali, ma anche un curriculum che prima della presidenza lo aveva visto passare per la Fondazione Imam Reza (come anche Khamenei prima di lui) e la vicepresidenza dell’Assemblea degli Esperti, una delle più importanti istituzioni della Repubblica Islamica nata nel 1979.
Nonostante le ricerche siano iniziate domenica, la morte della coppia è stata annunciata solo lunedì. Il presidente della Società della mezzaluna rossa iraniana Pir-Hossein Koulivand ha dichiarato all’agenzia di stampa Irna che le operazioni delle decine di squadre di terra mobilitate sono state ostacolate da “condizioni meteorologiche difficili”, tra cui un terreno montuoso e una fitta nebbia. Koulivand ha aggiunto che le ricerche con i droni sono state impossibili a causa del maltempo.
Secondo la costituzione iraniana se il presidente muore il ruolo di presidente ad interim è assunto dal primo vicepresidente del Paese, in questo caso Mohammad Mokhber, ma entro 50 giorni devono svolgersi nuove elezioni presidenziali.
Mokhber ha 68 anni ed è un ex ufficiale del corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche e, come Raisi, è considerato vicino alla Guida suprema iraniana Ali Khamenei.
Il presidente dell’Iran è il capo del ramo esecutivo del Paese e viene eletto ogni quattro anni. La carica controlla il governo e ha il potenziale per esercitare un potere significativo.
Secondo i media statali iraniani, il vice ministro Ali Bagheri Kani sostituirà il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian.
La morte di Raisi e del suo ministro degli Esteri ha suscitato lutto e festeggiamenti da parte degli iraniani di tutto il mondo. Khamenei ha annunciato cinque giorni di lutto per il Paese e i media di Stato iraniani hanno mostrato immagini della popolazione iraniana in lutto e in preghiera per Raisi.
I media iraniani in altri Paesi e diversi attivisti in Iran hanno presentato un’immagine diversa, con molti che si sono espressi sui social media per esprimere gioia per l’incidente che ha ucciso la coppia.
L’attivista iraniana per i diritti delle donne Masih Alinejad ha scritto su X: “Non esprimete le vostre condoglianze alle migliaia di vittime di Ebrahim Raisi. Esprimete invece il vostro sostegno al popolo iraniano”. Alinejad ha anche ribattezzato la giornata “Giornata mondiale dell’elicottero!”.
L’uscita di scena di una tale figura finisce inevitabilmente con il rimescolare le carte nella lotta alla successione e rilanciare alcuni nomi, in primis quello del figlio della Guida Suprema Khamenei, Mojtaba.
Per anni visto come “eminenza grigia del regime”, il suo nome circola da anni e suscita timori, fondati, sul fatto che la Repubblica islamica potrebbe ulteriormente inasprire la stretta su opposizione e popolazione.
Mojtaba, 53 anni, ha sempre mantenuto un profilo riservato, ma si è saputo muovere dietro le quinte e accrescere la propria influenza nella cerchia più vicina al padre.
Figura vicina ai vertici dei Guardiani della Rivoluzione, Mojtaba è anche il numero uno del Beit-e Rahbari, l’ufficio della Guida Suprema. Il Beit è considerato in Iran una istituzione-ombra dell’apparato istituzionale iraniano, chiamata a valutare la conformità delle decisioni prese dagli organi politici ai principi che hanno ispirato la rivoluzione iraniana e al volere della Guida Suprema.
L’azione del Beit prende forma nell’ombra e la scalata alla presidenza da parte del figlio di Khamenei è stata frutto di una nomina paterna.
Circostanze che hanno però creato un effetto boomerang: una popolazione esasperata dalla corruzione e sofferente per una crisi economica cronica ha manifestato più volte fastidio, se non odio, per la scalata al potere di Mojtaba Khamenei. Un’insofferenza trasversale che non favorisce la corsa di ‘Aghazadeh’, il ‘figlio del signore’, soprannome affibbiatogli dalla opinione pubblica iraniana.
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