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MONDO

Incendi Hawaii, superati i 100 morti: perché sono stati così violenti?

A dieci giorni esatti dagli incendi che hanno devastato la storica città di Lahaina sull’isola di Maui, il bilancio delle vittime continua a peggiorare. Secondo quanto riferito dalle autorità della Contea, il numero dei morti è salito ufficialmente a 111 mentre le persone disperse superano il migliaio.

Dopo le polemiche sulla macchina dei soccorsi, sono arrivate le dimissioni del capo dell’Agenzia per la gestione delle emergenze di Maui, Herman Andaya, ufficialmente per motivi di salute.

Le polemiche sulla gestione dell’emergenza

La mancata prevenzione e la cattiva gestione dell’emergenza hanno suscitato aspre polemiche tanto da portare all’apertura di un’inchiesta ufficiale. Sotto accusa in particolare la mancata attivazione del sistema di allarme, il più grande del mondo, con 400 sirene – di cui 80 a Maui – rimaste in silenzio mentre le fiamme avanzavano rapidamente, alimentate dal forte vento.

Non sono arrivati neppure gli sms di allerta perché è crollata la copertura telefonica e molti hanno saputo degli incendi dalla gente in fuga o dalla comparsa improvvisa delle fiamme a due passi da casa. Sino a un anno fa del resto il rischio roghi, amplificato dalle potenti raffiche degli uragani e dalla persistente siccità, era stato classificato “basso”.

Il governatore Josh Green dal canto suo ha difeso la macchina dei soccorsi, spiegando che la situazione è stata complicata dalla concomitanza di numerosi incendi e dalla forza dei venti.

Il presidente USA Joe Biden invece ha confermato che si recherà alle Hawaii il prossimo 21 agosto.

Le cause dell’incendio – Il cambiamento climatico

Sullo sfondo di una cattiva gestione dell’emergenza e della mancata prevenzione, restano le conseguenze del cambiamento climatico. Nell’ultimo secolo le isole dell’arcipelago hanno registrato un innalzamento delle temperature pari a un grado, secondo uno studio dell’università delle Hawaii.

In parallelo, lo stesso ateneo ha stimato un calo, dal 1990 a oggi, di oltre un terzo delle precipitazioni durante la stagione umida.

Temperature più calde e piogge più scarse sono alla base della siccità che ha colpito oltre un terzo del territorio della contea di Maui, secondo gli ultimi dati diffusi dal consorzio U.S. Drougth Monitor.

Foto EPA/ETIENNE LAURENT

Assieme al clima anche la vegetazione è cambiata. Quella nativa è stata soppiantata da nuove piante. Si tratta di specie molto invasive che tendono a seccarsi molto facilmente in assenza di precipitazioni e a prendere fuoco altrettanto rapidamente.

Se a tutto questo sommiamo le forti raffiche di vento, allora è sufficiente una sola scintilla per innescare un incendio capace di propagarsi velocemente. L’urano Dora agli inizi di agosto ha portato sull’isola venti secchi superiori ai 100 chilometri orari, che hanno alimentato le fiamme e ostacolano gli interventi di spegnimento.

L’incendio più mortale degli Usa in oltre un secolo

Quello che ha colpito lo scorso 8 agosto Maui è l’incendio più mortale degli Stati Uniti in oltre un secolo. Lahaina è stata quasi interamente avvolta dalle fiamme divampate rapidamente nelle prime ore del mattino.

Migliaia di edifici sono stati distrutti e molti ridotti a cumuli di ceneri. Le autorità della storica città costiera che contava 12mila abitanti hanno già avvertito che il bilancio delle vittime potrebbe aumentare considerevolmente nei prossimi giorni. I parenti delle persone disperse vengono incoraggiate a sottoporsi al test del Dna per aiutare a identificare i cadaveri, che spesso sono irriconoscibili.
Secondo le stime ufficiali, l’80 per cento della città è andato in fumo con quasi 3mila edifici  distrutti.danni superano i 5,5 miliardi di dollari. Le persone sfollate senza più un tetto si contano a migliaia.

Federica Giovannetti

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