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In Giappone vogliono risolvere la carenza di camionisti: ecco come

Il Giappone affronta una crisi nei trasporti: tra carenza di camionisti e innovazioni tecnologiche, il governo progetta convogli autonomi per garantire efficienza e sicurezza

Il Giappone si trova a dover fronteggiare una crisi nel settore dei trasporti a causa della prevista carenza di camionisti. Il problema non deriva solo dall’invecchiamento della popolazione e dalla crescente difficoltà di attrarre nuovi lavoratori, ma anche da una nuova legge entrata in vigore quest’anno, che impone un limite massimo alle ore di straordinario consentite ai camionisti.

In Giappone hanno un’idea su come risolvere la carenza di camionisti: ecco come

Secondo uno studio condotto da un istituto di ricerca giapponese, nei prossimi dieci anni il numero di camionisti attivi potrebbe essere inferiore del 35% rispetto alla domanda richiesta per soddisfare le esigenze del settore. Questa problematica, chiamata “problema del 2024” dai funzionari del ministero dei Trasporti e dagli esperti del settore, rappresenta una sfida cruciale che richiede soluzioni innovative e drastiche.

In Giappone hanno un’idea su come risolvere la carenza di camionisti – Pexels @Daniel Lidmila – Newsby.it

 

Per affrontare il problema, il ministero dei Trasporti giapponese ha lanciato un ambizioso progetto che prevede la creazione di una corsia autostradale riservata esclusivamente al trasporto merci, nota come «strada a nastro trasportatore». Questa corsia, separata dal traffico ordinario, sarà dedicata ai convogli autonomi senza conducente. La funzionaria del ministero, Yuri Endo, ha spiegato che l’obiettivo è creare una rete logistica automatizzata e indipendente, grazie a un sistema di trasporto continuo e privo di personale umano a bordo dei mezzi.

Questi convogli automatici percorreranno corsie riservate e potranno contribuire non solo a risolvere i problemi logistici del paese, ma anche a ridurre il traffico e le emissioni inquinanti. Essendo alimentati da motori elettrici, infatti, questi veicoli potrebbero ridurre notevolmente l’impatto ambientale, un aspetto particolarmente importante in Giappone, impegnato da tempo nella lotta ai cambiamenti climatici.

Tuttavia, molti esperti si chiedono quali vantaggi reali possa offrire questa nuova infrastruttura rispetto alle reti ferroviarie già esistenti, che potrebbero anch’esse essere potenziate per migliorare l’efficienza del trasporto merci.

Il progetto prevede l’utilizzo di magazzini automatizzati per caricare le merci sui convogli autonomi. Ogni mezzo sarà in grado di trasportare due container di dimensioni significative, in grado di contenere un ampio volume di merce. I convogli opereranno 24 ore su 24, e il governo prevede che questo sistema possa coprire il lavoro di circa 25.000 camionisti.

Nonostante l’automazione, sarà comunque necessaria la presenza di conducenti per le consegne dell’ultimo miglio, cioè per trasportare le merci dai grandi magazzini fino alla destinazione finale. Questo implica che, sebbene l’automazione riduca la necessità di manodopera, una quota di lavoratori nel settore resterà comunque indispensabile per garantire la consegna.

La fase sperimentale del progetto è programmata per il periodo tra il 2027 e il 2028, e si prevede che la prima tratta diventi operativa intorno alla metà degli anni Trenta, collegando le due principali città di Tokyo e Osaka, situate a circa 500 chilometri di distanza.

La decisione di estendere il progetto ad altre aree, incluse quelle rurali, sarà valutata dal governo una volta verificato il successo della tratta principale. Sebbene non siano ancora state fornite stime ufficiali sui costi, il quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun ha ipotizzato che il costo della tratta tra Osaka e Tokyo potrebbe ammontare a circa 22 miliardi di euro, data la necessità di costruire numerose gallerie lungo il percorso.

Il trasporto su strada è attualmente il principale mezzo di movimentazione delle merci in Giappone. Una ricerca dell’università Ryutsu Keizai, finanziata da una grande azienda della logistica giapponese, ha rivelato che circa il 90% delle merci nel paese viaggia su camion, con una quota significativa (circa il 60%) costituita da prodotti freschi come frutta e verdura. Questi beni deperibili sono particolarmente vulnerabili ai ritardi nel sistema logistico, un fattore che accentua la necessità di trovare soluzioni rapide ed efficaci. Inoltre, la pandemia di Covid-19 ha aumentato la domanda di consegne a domicilio: il numero di famiglie giapponesi che utilizza questi servizi è cresciuto dal 40% al 60% dall’inizio della pandemia.

La nuova legge che limita le ore di straordinario è stata introdotta per migliorare la sicurezza e la qualità della vita lavorativa nel settore dei trasporti, noto per gli orari prolungati e le condizioni di lavoro faticose. La sicurezza stradale è una priorità per il Giappone, e negli ultimi anni gli incidenti mortali tra i camionisti sono diminuiti, passando da circa 2.000 decessi nel 2010 a 1.000 ogni anno.

La legge impone un limite di 80 ore di straordinario mensile, una restrizione volta a ridurre il rischio di incidenti causati dalla stanchezza. Tuttavia, questa misura ha suscitato preoccupazioni tra i camionisti, i quali temono che la riduzione delle ore di lavoro possa influire negativamente sui propri guadagni, poiché gli straordinari costituiscono una parte importante del loro reddito.

La questione della carenza di camionisti riflette la più ampia crisi demografica del Giappone, caratterizzata da un invecchiamento della popolazione e da una ridotta natalità. Questi fattori stanno esercitando una crescente pressione su vari settori dell’economia giapponese, spingendo il governo a esplorare soluzioni innovative.

Il progetto delle corsie riservate ai convogli autonomi rappresenta un tentativo ambizioso di affrontare la carenza di manodopera nel settore dei trasporti, facendo leva sull’automazione e sull’intelligenza artificiale. Se realizzato con successo, questo sistema potrebbe servire da modello per altri paesi che affrontano sfide simili.

Nonostante le potenzialità, restano ancora molte domande da chiarire riguardo alla fattibilità pratica e finanziaria del progetto. La costruzione di nuove infrastrutture richiede risorse considerevoli e un’attenta pianificazione, e il governo giapponese dovrà valutare come bilanciare l’efficacia delle nuove tecnologie con i costi elevati di implementazione. L’utilizzo di infrastrutture esistenti, come le ferrovie, rappresenta un’opzione più economica, ma il governo ritiene che una rete di trasporto merci autonoma possa offrire vantaggi unici in termini di efficienza e sicurezza.

Il “problema del 2024” evidenzia quindi non solo le sfide specifiche del settore dei trasporti, ma anche le difficoltà che il Giappone deve affrontare per adattarsi alle esigenze di un’economia moderna in un contesto di crisi demografica. Il progetto dei convogli autonomi potrebbe trasformare il sistema di trasporto merci giapponese, garantendo l’efficienza e la continuità delle consegne, elementi cruciali per il mantenimento della competitività economica.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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