Il processo nei confronti di Donald Trump vive un’importante tappa al Senato statunitense. La maggioranza del Congresso ha infatti votato sì alla costituzionalità del secondo impeachment nei confronti dell’ex presidente degli Stati Uniti. Respinte dunque le istanze di quelle forze repubblicane che ritenevano l’operazione illegittima.
Avvocati Trump rilanciano rischio di guerra civile
Il clima resta tuttavia molto teso, in particolare dopo il monito lanciato dai legali dello stesso Trump. Secondo la loro ricostruzione, questo impeachment rischia di “distruggere gli Stati Uniti d’America“. E di farlo “come abbiamo visto una sola volta nel nostro Paese“. E secondo i media americani, citati da Ansa, queste gravissime parole di fatto richiamano e rilanciano il rischio di una possibile guerra civile.
La ferita dei fatti di Capitol Hill del 6 gennaio, d’altronde, non si è affatto rimarginata. Lo si è capito a inizio seduta, quando l’accusa ha montato le drammatiche immagini dell’assalto al Congresso e le ha collegate al fatidico discorso tenuto poche ore prima dallo stesso Trump. Ossia quando l’allora presidente uscente di fatto incitò la folla a marciare sul Campidoglio. E su quelle parole ruota tutto il senso dell’impeachment.
Quanto rischia l’ex presidente? I numeri dell’impeachment
La riproposizione del filmato ha colpito la quasi totalità dei senatori, democratici ma anche repubblicani. E anche questi ultimi hanno scosso la testa riascoltando le parole di Trump mentre l’assalto a Capitol Hill era ancora in corso: “Vi amo, siete veramente speciali“, disse prima di invitarli a tornare a casa. Ma centrale per l’esito dell’impeachment c’è anche un suo contestatissimo intervento su Twitter: “Questo è quello che accade quando una vittoria a valanga viene scippata a dei grandi patrioti“.
L’esito del processo è ora legato ai numeri. Per condannare l’ex presidente servirebbero 17 voti repubblicani, oltre ai 50 sicuri dei democratici. Ma il 26 gennaio furono 45 coloro che votarono contro l’impeachment. Trump, secondo le fonti citate dall’Ansa, sarebbe dunque tranquillo e anzi motivato a tornare alla carica all’insegna della “vendetta contro i traditori“. Ossia quel fuoco amico repubblicano che lo ha messo in questa posizione. Gli indecisi, tuttavia, non sarebbero pochi: si parla di almeno 22 senatori. E oltre che il futuro del tycoon, balla anche quello dello stesso Partito Repubblicano. E anche una discreta fetta di quello degli stessi Stati Uniti.