A nominarlo il presidente Mohammed Shahabuddin dopo lo scioglimento del parlamento e le dimissioni della prima ministra Sheikh Hasina a seguito delle forti proteste e manifestazioni che hanno sconvolto il Paese nelle ultime settimane
Una nuova fase politica si apre in Bangladesh con la nomina di Muhammad Yunus, vincitore del premio Nobel per la Pace nel 2006, alla guida di un governo di transizione. Questa decisione è stata presa dal presidente Mohammed Shahabuddin dopo lo scioglimento del parlamento e le dimissioni della prima ministra Sheikh Hasina, in risposta alle forti pressioni esercitate dalle manifestazioni studentesche che da settimane scuotono il paese.
In un contesto politico già teso, l’annuncio del capo dell’esercito, Waker Uz Zaman, riguardo la formazione di un governo ad interim senza specificare il nome del leader, ha sollevato preoccupazioni tra i manifestanti. In Bangladesh, l’esercito ha storicamente giocato un ruolo cruciale nelle transizioni politiche, suscitando timori di un possibile intervento militare diretto. Gli studenti, protagonisti delle proteste, hanno chiaramente dichiarato di non voler accettare un governo guidato dai militari, imponendo un ultimatum per lo scioglimento del parlamento che è stato rispettato dal presidente Shahabuddin.
I leader delle proteste hanno espresso pubblicamente il desiderio di vedere Muhammad Yunus alla guida del nuovo governo transitorio. In un video pubblicato su Facebook, gli studenti hanno ribadito che “qualsiasi governo diverso da quello che abbiamo raccomandato non sarà accettato”, sottolineando il loro sostegno a Yunus. Quest’ultimo, noto per il suo lavoro pionieristico nel campo del microcredito che gli ha valso il Nobel per la Pace, ha accettato la proposta, dimostrando la sua volontà di condurre il paese verso nuove elezioni.
Muhammad Yunus, nonostante la sua fama internazionale, non è estraneo alle controversie. Nel gennaio scorso, è stato condannato a sei mesi di prigione per presunte irregolarità legate alla sua organizzazione non profit, Grameen Telecom. Yunus ha sempre contestato queste accuse, considerandole parte di una campagna di persecuzione politica orchestrata dal governo di Hasina. La sua nomina è vista come un passo verso una maggiore trasparenza e giustizia, sostenuta anche da oltre 170 leader internazionali che hanno chiesto di fermare le cause contro di lui.
Le manifestazioni che hanno portato alle dimissioni di Sheikh Hasina hanno avuto inizio come proteste pacifiche contro il sistema di quote nei pubblici impieghi riservate ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971. Questo sistema è stato ritenuto discriminatorio in un paese dove i posti di lavoro pubblici sono pochi e molto ambiti. Nonostante una sentenza della Corte Suprema a fine luglio che ridimensionava il sistema contestato, le proteste si sono rapidamente trasformate in una rivolta più ampia contro il governo, con gli studenti sempre in prima linea.
La richiesta di un governo non guidato dall’esercito non è stata sostenuta solo dagli studenti, ma anche da un gruppo di 21 personalità di rilievo, tra cui attivisti per i diritti umani e avvocati. Questi hanno sottolineato che i militari dovrebbero concentrarsi sulla protezione del Bangladesh dalle minacce esterne, non sulla guida del paese. La nomina di Yunus è quindi vista come una vittoria della società civile contro la possibilità di un controllo militare.
Un altro sviluppo significativo è stato l’ordine di rilascio dell’ex prima ministra e leader dell’opposizione Khaleda Zia, storica rivale di Hasina. Zia, leader del Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP), era stata agli arresti domiciliari per anni, condannata a 17 anni di carcere per appropriazione indebita di fondi destinati alla costruzione di un orfanotrofio. La sua liberazione, insieme a quella di altri manifestanti arrestati durante le proteste, segna un ulteriore passo verso la riconciliazione e la pacificazione del paese.
La nomina di Yunus e la formazione di un governo di transizione rappresentano una speranza di cambiamento per il Bangladesh. Tuttavia, rimangono molte sfide da affrontare, tra cui la ripresa delle attività scolastiche, sospese durante le settimane di protesta, e l’organizzazione di elezioni libere e trasparenti. La comunità internazionale osserva con attenzione, con la speranza che questa transizione possa portare stabilità in un paese spesso segnato da turbolenze politiche.
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