Oltre alle bombe, le guerre portano anche tanta solidarietà. Ma, purtroppo, non solo. Perché ogni conflitto diventa anche terreno per sfruttatori privi di ogni scrupolo, che approfittano delle difficoltà per provare ad arricchirsi. E così anche l’escalation sempre più pericolosa fra Russia e Ucraina è ricca di speculatori che fanno festa sulle disgrazie della povera gente. A raccontarlo molto bene è un reportage di Gabriele Lagonigro sulle pagine del Fatto Quotidiano.
Dopo Mohyliv Podilski, ultima fermata del treno da Kiev prima della Moldova, oltre a un’accoglienza commovente, spuntano fuori anche quelli che sfruttano le disgrazie altrui: gli sciacalli che hanno tutto da guadagnarci nei confronti dei profughi in questa guerra in Ucraina. “Vi portiamo noi dove volete”, spiega in varie lingue un corpulento omaccione con targa di Bucarest. Chi scappa quasi non ci crede. Tuttavia si contratta, e a lungo: alla fine ci si accorda per 80 euro fino al confine rumeno. Va ancora peggio dalla frontiera a Iasi, la città rumena con l’aeroporto più vicino. Qui addirittura sembra un passaggio amichevole “per i poveri amici ucraini che scappano”. Ma non lo è per niente: altri 50 euro che volano e siamo a 130.
La sala d’attesa dell’aeroporto internazionale di Iasi pullula di rifugiati in cerca di una via di uscita. Ma di voli a tariffe scontate nemmeno l’ombra. Anzi. Chi vuole raggiungere l’Europa deve sborsare diverse centinaia di euro. Non tutti hanno internet, la connessione va e viene e non esiste un servizio di prenotazione sul posto. Chi cerca di partire con i propri animali domestici si trova le porte sbarrate da alcune compagnie che non accettano cani e gatti. Resta solo l’autobus, ma per arrivare in Italia servono due giorni o forse addirittura tre. Nel frattempo gli alberghi di Iasi sono tutti esauriti e chi non ha un mezzo proprio deve bivaccare in aeroporto. Altra città, altri sciacalli in azione contro i profughi che scappano dalla guerra in Ucraina. A Kiev, qualche giorno fa, è anche successo che per attraversare il ponte sul Dnepr, lungo più o meno un chilometro, un tassista chiedeva 130 euro. “Se è troppo andate a nuoto”, è stata la risposta alle proteste. “O così o vi arrangiate”. Insomma: la guerra si rivela per alcuni sconsiderati un bell’affare.
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