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MONDO

Guerra nucleare, il mondo in allerta: Corea del Nord e Iran osservati speciali

La Russia spaventa il mondo. Ieri sera il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha infatti paventato il pericolo “reale” di un nuovo conflitto mondiale (in particolare contro la Nato e gli Usa), ricordando però che, secondo Mosca, l’ipotesi di una guerra nucleare è inaccettabile.

Parole a cui sono seguito ore di apprensione a tutte le latitudini. Soprattutto per i timori dell’utilizzo di armi atomiche nel conflitto in corso in Ucraina. Secondo Kiev si tratterebbe in realtà di un’ammissione della Russia della sua sconfitta. O perlomeno dell’assenza di significativi progressi nel tentativo di conquista del Donbass, come evidenzia l’intelligence britannica nei quotidiani report diffusi dal ministero della Difesa di Londra. Eppure, in alcune aree del pianeta si torna a interrogarsi sugli armamenti nucleari e c’è chi si è già iniziato ad attrezzare.

Guerra nucleare: Kim accelera sulle armi, Usa e Israele studiano un piano B per Teheran

Il primo osservato speciale è senza dubbio la Corea del Nord. Proprio ieri il leader di Pyongyang, Kim Jong-un, ha annunciato l’intenzione di rafforzare ulteriormente le capacità nucleari del suo Paese durante la parata militare che si è svolta nel centro della capitale nordcoreana per celebrare il 90esimo anniversario della fondazione del Kpra, l’esercito rivoluzionario popolare coreano.

Foto Wikimedia Commons | Dipartimento di Stato americano

Segnatamente, Kim si è impegnato ad imprimere la “massima velocità” al processo di potenziamento delle capacità nucleari della Corea del Nord. Nonostante la rassicurazione sul fatto che la “missione di base” sia quella “di scoraggiare la guerra”, il dittatore ha però detto che “le nostre armi nucleari non possono essere confinate esclusivamente entro i limiti della prevenzione fino a quando non si verifichi una situazione alla quale speriamo di non assistere mai su questa terra”.

Da qui l’avvertimento che Pyongyang è “assolutamente preparata” a svolgere la sua missione di deterrenza nucleare in qualsiasi momento. Stando ai dati di Archivio Disarmo, attualmente la Corea del Nord è la nona potenza nucleare mondiale e detiene venti testate nel suo arsenale di riserva non distribuito.

LEGGI ANCHE: La Russia è davvero una minaccia nucleare? I numeri di Iriad (che spaventano)

In caso di guerra nucleare, il secondo osservato speciale è l’Iran. Sempre ieri, il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Saeed Khatibzadeh, ha chiesto “un incontro faccia a faccia il prima possibile” tra i Paesi che fanno parte dell’accordo sul nucleare del 2015 per poter rilanciare l’intesa e riprendere i negoziati di Vienna bloccati dall’11 marzo.

L’accordo si è interrotto di fatto nel maggio 2018 quando Washington – all’epoca sotto l’Amministrazione Trump – ha deciso di uscire dal Piano globale d’azione congiunto (Jcpoa) e di ripristinare le sanzioni economiche contro l’Iran, spingendo la repubblica islamica a ridurre progressivamente i propri impegni. I colloqui in Austria erano ripresi lo scorso anno per volere dell’Amministrazione Biden. Da un anno, dunque, Teheran è impegnata in negoziati diretti con Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Cina.

Foto Unsplash | sina drakhshani

E, indirettamente, proprio con gli Usa, ai quali l’Iran chiede di rimuovere i Guardiani della rivoluzione dalla lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato. Ovvero l’esatto opposto di quanto auspica Israele. Che, riportano i media americani, nel frattempo starebbe studiando con gli Usa un piano B in caso di mancato rinnovo degli accordi di Vienna.

Lo dimostra l’incontro in programma a Washington fra il consigliere per la Sicurezza nazionale di Gerusalemme, Eyal Hulata, e il suo omologo americano Jake Sullivan. Al centro del colloquio ci sono le preoccupazioni per la ripresa del programma nucleare di Teheran che, secondo l’Aiea – l’Agenzia internazionale per l’energia atomica –, dal 2019 ha ricominciato a correre. La repubblica islamica sarebbe infatti vicina a raggiungere la quantità di materiale necessario per produrre un’arma. Il tutto mentre lo spettro di una guerra nucleare si fa sempre più concreto.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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