La guerra nucleare, come conseguenza del conflitto tra Russia e Ucraina, è solo uno spauracchio o una concreta minaccia? Ciò che sembra prendere piede nelle ultime ore, tragicamente, è la seconda ipotesi. Solo su carta, al momento, ma con la possibilità che si possa passare anche ai fatti.
“Alti funzionari di grandi nazioni Nato si abbandonano a dichiarazioni aggressive sul nostro Paese. Per questo ho ordinato al ministro della Difesa ed al capo di Stato maggiore di mettere le forze di deterrenza dell’Esercito russo in regime speciale di servizio da combattimento“. Queste sono state le parole di Vladimir Putin all’agenzia di stampa russia Sputnik, rilanciate dall’Adnkronos. Parole che significano che il Cremlino non esclude la guerra nucleare. Per la quale è quantomeno pronta, sebbene solo con “scopi di difesa“.
Chi la pensa allo stesso modo è Aleksander Lukashenko, presidente di quella Bielorussia che l’Ucraina pretende non sia il luogo degli eventuali negoziati. “In questa situazione, si deve capire una cosa: alcune sanzioni sono peggio di una guerra. Ora si parla molto di sanzioni contro settore bancario, gas, petrolio, swift. Questo sta spingendo la Russia verso una terza guerra mondiale. Quindi dobbiamo mostrare moderazione per non finire nei guai. Perché una guerra nucleare sarebbe un disastro“, ha affermato Lukashenko. Anche le sue parole, battute dall’agenzia Belta, sono state raccolte dall’Adnkronos.
Ma nel concreto, in che modo la Russia sta dando corpo alla sua minaccia di guerra nucleare? Una prima risposta è arrivata sabato, quando su Twitter il corrispondente della CNN Frederik Pleitgen ha mostrato il viaggio verso l’Ucraina di carri armati T-72 con TOS-1. Ossia sistemi in grado di lanciare missili con testate incendiarie e termobariche. E queste ultime, in particolare, esplodendo creano onde di pressione in grado di dilaniare gli organi interni di chi è nelle vicinanze.
È poi opportuno ricordare che Russia e Usa dispongono insieme di 11 mila testate atomiche. Decisamente numerose e pericolose, sebbene non paragonabili alle 70 mila che esistevano all’apice della Guerra Fredda. Lo ha spiegato a ‘Repubblica’ Paolo Cotta-Ramusino, scienziato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, professore di armi nucleari, disarmo e proliferazione nucleare dell’università di Milano. “Non si vede un conflitto con utilizzo di bombe atomiche dalla Seconda Guerra Mondiale. Non credo si farà un’eccezione per l’Ucraina“, ha affermato. Ma nel 2019 l’allora presidente Donald Trump ha ritirato gli Usa dal trattato Inf (Intermediate Range Nuclear Force), firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov. E ora le possibili conseguenze di quella decisione contribuiscono ad alimentare le inquietudini del mondo.
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