È passato un anno esatto dalla morte di George Floyd. Non fu purtroppo di certo il primo afroamericano ucciso da un poliziotto bianco. Eppure si trattò del primo il cui omicidio sollevò il velo sull’ingiustizia razziale negli Stati Uniti.
Come si svolsero i fatti in quel drammatico giorno
Tutto accadde in quella terribile giornata del 25 maggio 2020 a Minneapolis, in Minnesota. George Floyd venne estratto dalla sua macchina e arrestato per aver utilizzato valuta contraffatta. Intorno alle ore 20:14 cadde a terra accanto all’auto della polizia e rimesso in piedi dai due agenti, ai quali informò di essere claustrofobico e di avere problemi a respirare. Alle 20:19, in piedi sul lato del passeggero del veicolo, l’agente Derek Michael Chauvin trascinò Floyd attraverso il sedile posteriore, dal lato del conducente al lato del passeggero e, quindi, fuori dalla macchina, facendo cadere Floyd a terra, dove rimase steso sul marciapiede, a faccia in giù, sempre con le manette. Floyd smise di muoversi verso le 20:20.
Chauvin continuò a tenere Floyd bloccato. Qualcuno chiese a Floyd: “Cosa vuoi?”. E lui rispose: “Non riesco a respirare, per favore, il ginocchio al collo, non riesco a respirare”. Alle 20:25, Floyd apparve privo di coscienza. Chauvin lo trattenne per 8 minuti e 46 secondi, sollevando il ginocchio dal collo di George solo dopo la richiesta dei paramedici, nonostante Floyd avesse perso coscienza già da 3 minuti. All’arrivo dei paramedici, Floyd venne successivamente condotto all’Hennepin County Medical Center, dove venne dichiarato morto. Aveva 46 anni.
Il ricordo della famiglia di George Floyd e il ruolo di Black Lives Matter
Nelle scorse ore, a Minneapolis, si sono uniti ai membri della famiglia Floyd e ai parenti di altre persone che sono morte a causa delle violenze della polizia. Bridgett Floyd, sorella di George Floyd. “È stato un anno lungo. È stato un anno doloroso. È stato un anno molto frustrante”. E se gli occhi sono puntati sul processo contro i poliziotti e i responsabili dell’omicidio, il reverendo Al Sharpton afferma: “Condannare Chauvin non è sufficiente. Abbiamo bisogno di una legge federale“. Già, perché Floyd non è stato il primo e neppure l’ultimo. Tra la folla spunta anche il ritratto di Rayshard Brooks che è stato ucciso dalla polizia a seguito di uno scontro con due agenti nel giugno 2020. L’onda della violenza è difficile da spezzare. Anche se il movimento attivista internazionale di Black Lives Matter ha riportato in auge il tema dell’abuso di potere da parte della polizia.