Hamas ha accusato Netanyahu di ricattare la popolazione di Gaza e ha esortato la comunità internazionale a intervenire per fermare quella che considera una grave ingiustizia
Negli ultimi giorni, la situazione nella Striscia di Gaza è diventata nuovamente critica, con Israele che ha deciso di fermare l’ingresso di aiuti umanitari nell’enclave. Questa decisione è stata presa in seguito alla scadenza della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco tra Tel Aviv e Hamas, un’intesa che aveva portato un temporaneo sollievo alle sofferenze della popolazione gazana. Tuttavia, il governo israeliano, guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, ha chiarito che non ci sarà un prolungamento del cessate il fuoco senza il rilascio di tutti gli ostaggi attualmente detenuti da Hamas.
Secondo quanto riportato dall’emittente pubblica Kan e confermato dal Times of Israel, le autorità israeliane ritengono che, durante il periodo di tregua, siano stati inviati nella Striscia aiuti sufficienti a garantire un supporto per diversi mesi. Questa affermazione solleva interrogativi sulla reale disponibilità di risorse e sull’efficacia degli aiuti già forniti. La Striscia di Gaza, infatti, è caratterizzata da una crisi umanitaria profonda, aggravata dagli anni di blocco e dai conflitti ricorrenti. Le infrastrutture sono distrutte e l’accesso a beni di prima necessità, come cibo, acqua potabile e medicine, è limitato.
In un contesto così teso, la questione degli ostaggi diventa centrale. Israele ha recentemente annunciato un piano, noto come “Witkoff”, che prevede il rilascio di metà degli ostaggi, sia vivi che deceduti, all’inizio di un cessate il fuoco esteso. I restanti ostaggi verrebbero liberati alla fine di un periodo di tregua permanente. Attualmente, si stima che Hamas tenga in suo possesso 59 ostaggi, tra cui i corpi senza vita di almeno 35 persone, come confermato dalle Forze di Difesa israeliane.
Questo scenario mette in luce la complessità della situazione: mentre Israele insiste per il rilascio degli ostaggi, la sua decisione di bloccare gli aiuti umanitari viene vista come un’azione punitiva nei confronti della popolazione civile di Gaza.
Hamas ha risposto con fermezza alle recenti azioni israeliane, definendo il blocco degli aiuti umanitari come un “crimine di guerra” e una “violazione dell’accordo”. Il movimento islamista palestinese ha accusato Netanyahu di ricattare la popolazione di Gaza e ha esortato la comunità internazionale a intervenire per fermare quella che considera una grave ingiustizia. La tensione tra le due parti è palpabile, e le dichiarazioni di Hamas pongono l’accento sulla responsabilità che Israele avrebbe nei confronti della popolazione civile, nonché sul destino degli ostaggi.
Il panorama umanitario nella Striscia di Gaza è desolante. Le organizzazioni internazionali, tra cui l’UNRWA (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi), hanno avvertito che la popolazione vive una crisi senza precedenti. La mancanza di accesso a risorse fondamentali ha portato a un aumento delle malattie e della povertà, con un numero crescente di persone che si trovano in condizioni di estrema vulnerabilità. Le strutture sanitarie, già compromesse, non sono in grado di far fronte alla domanda crescente di assistenza medica.
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