MONDO

Gagarin, 60 anni fa l’uomo volò per la prima volta nello spazio

Era il 12 aprile 1961, quando Yuri Gagarin aprì la via alle missioni umane di esplorazione dello spazio. A nemmeno quattro anni dal lancio dello Sputnik che aveva inaugurato l’era spaziale, lui fu il primo uomo a superare i confini dell’atmosfera. Un primato conquistato nel pieno della corsa allo spazio che vedeva Stati Uniti e Unione Sovietica acerrimi rivali. Un evento che, in piena Guerra Fredda, segnò l’ennesima prova della supremazia dell’Urss sugli Usa. Una battaglia persa, poi, al fotofinish da Mosca, quando il 20 luglio 1969 gli americani compirono il primo allunaggio, arrivando sul satellite della Terra con la missione Apollo 11.

Dopo il volo di Gagarin, arrivò quello della prima donna, Valentina Tereshkova (1963), mentre il cosmonauta Aleksei Leonov, nel 1965, fu il primo essere umano a lasciare una capsula per rimanere sospeso liberamente nello spazio, compiendo la prima attività extraveicolare della storia. Sempre i sovietici furono i primi a circumnavigare la Luna, fotografandone la faccia nascosta e a toccarne il suolo con un robot.

Quando Gagarin disse: “La Terra è blu”

“Vedo la Terra. È blu”. Con queste parole di 60 anni fa esatti Yuri Gagarin, all’epoca ventisettenne, sancisce l’alba di una nuova era. Era un ragazzo di umili origini, nato da padre falegname e madre contadina in un piccolo villaggio della Russia europea occidentale. Ottimi risultati a scuola nelle materie scientifiche e una sola, grande passione: il volo. Da allora, il modo in cui l’uomo ha visto l’immensità dell’universo non è più stato lo stesso.

La partenza è fissata alle ore 9:07 fuso orario di Mosca. Gagarin pronuncia la celebre espressione – поехали! (pojechali – “andiamo!”) al momento del decollo all’interno della navicella Vostok 1 (Oriente 1), guidata da un computer controllato dalla base. Il razzo lo porta oltre l’atmosfera. Gagarin percorre un’intera orbita ellittica intorno al nostro pianeta, alla velocità di poco più di 27 mila chilometri orari. L’altitudine massima dell’orbita è di 302 chilometri, la minima 175. Il primo volo umano nello spazio termina infine con l’atterraggio in un campo vicino alla città di Takhtarova. È durato meno di due ore; più che sufficienti per passare alla storia.

“Primo per sempre”

L’impresa e il personaggio sono di quelli impressi nei manuali di storia, tanto che il giornale russo Rossiskaya Gazeta ha dedicato a Gagarin uno speciale dal titolo “Primo per sempre”. Nel giorno destinato alla festa del cosmonauta, il 12 aprile, la Russia ricorda soprattutto l’ottimismo di un giovane ufficiale dell’aviazione sovietica, figlio di un carpentiere e di una contadina, destinato a divenire il “Cristoforo Colombo dello Spazio”. Gagarin rischiò di morire: problemi di rientro nell’atmosfera lo costrinsero ad abbandonare il razzo per lanciarsi col paracadute a sette chilometri dal suolo. Nel 1969, a otto anni dal volo di Gagarin, Neil Armstrong dichiarava chiusa la gara per lo spazio. Il cosmonauta russo era morto qualche mese prima in un volo di routine con un caccia militare.

La situazione attuale a 60 anni di distanza dall’impresa di Gagarin

Oggi molte cose sono cambiate da quel primo volo che portò Gagarin per 108 minuti tra le stelle. L’esplorazione spaziale è considerata impossibile senza una forte e ampia collaborazione internazionale. Lo dimostra, ad esempio, la Stazione Spaziale Internazionale: la più grande struttura mai costruita nello spazio è nata dalla collaborazione fra Stati Uniti, Russia, Canada, Europa e Giappone. Per onorare lo storico viaggio del russo Gagarin, e il suo giro ellittico intorno alla Terra, l’Unesco ha designato il 12 aprile come “la giornata internazionale del volo dell’uomo nello spazio”.

Sessanta anni dopo, la Russia di Vladimir Putin nutre ancora notevoli ambizioni extraterrestri, ma la sua capacità di realizzarle sono piuttosto ridimensionate: una stazione sulla Luna, una missione su Venere e navicelle di nuova generazione, tutti progetti annunciati e rimandati, tra problemi di fondi, corruzione e farraginosità burocratiche mentre l’attenzione del Cremlino si è spostata dall’esplorazione dell’universo alle imprese militari.

Lorenzo Grossi

Classe '89, appassionato sin da piccolo di sport e scrittura. Già da "pischello" scrivevo come collaboratore per alcune testate giornalistiche a cui ho man mano affiancato radio, agenzie di stampa, tv e quotidiani cartacei. Ora è il momento di newsby! Nel carnet anche una breve ma intensa carriera di direttore di gara di calcio a 11.

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