Il leader del G20 hanno raggiunto un accordo sulla dichiarazione finale, incluso il dossier spinoso della guerra in Ucraina, scongiurando così il rischio, che il vertice dei grandi della terra, partito oggi a New Delhi, si potesse chiudere per la prima volta in vent’anni senza un comunicato congiunto accettato da tutte le parti.
L’unità è salva al prezzo però di un compromesso al ribasso che omette l’aggressione della Russia. “Tutti gli Stati devono astenersi dal minacciare l’uso della forza per cercare l’acquisizione territoriale contro l’integrità territoriale e la sovranità o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”.
Una soluzione che ha diviso Kiev. “Per quanto riguarda l’aggressione della Russia all’Ucraina, il G20 non ha nulla di cui andare fiero”, ha scritto su X il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko, pubblicando una versione della dichiarazione “corretta” con la matita rossa “per rendere il testo vicino alla realtà”.
Ha esultato invece la sherpa russa. Il testo è “equilibrato” e formulato in “modo bilanciato”, ha detto Svetlana Lukash.
Di “successo” ha parlato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. “Siamo riusciti a sventare il tentativo dell’Occidente di ‘ucrainizzare’ l’agenda del vertice”, è stato il commento a caldo. “La strada è lunga ma questo summit è stato una tappa fondamentale”. E menzione speciale è andata alla presidenza indiana “che in maniera autentica per la prima volta nella storia ha rafforzato i Paesi del G20 del Sud globale”.
Ci sono volute più di 200 ore di negoziati per raggiungere un consenso sulla dichiarazione finale, ha rivelato lo sherpa indiano Amitabh Kant. Il team di diplomatici indiani ha avuto 300 incontri bilaterali e fatto circolare 15 bozze con le controparti sul punto più controverso, quello relativo al conflitto ucraino, per arrivare all’accordo.
Una formula “annacquata” rispetto a quella del G20 in Indonesia dello scorso anno: “Per quanto riguarda la guerra in Ucraina pur ricordando la discussione di Bali, ribadiamo le nostre posizioni nazionali e le risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e dall’Assemblea”, si legge nella dichiarazione.
Il G20 “sottolinea che tutti gli Stati devono agire in modo coerente con gli scopi e i princìpi delle Nazioni Unite” mentre “l’uso o la minaccia dell’uso delle armi nucleari sono inammissibili“. I leader della terra inoltre “evidenziano la sofferenza umana e gli impatti negativi della guerra in Ucraina riguardanti la sicurezza alimentare e energetica globale, le catene di approvvigionamento, la stabilità finanziaria, l’inflazione e la crescita”.
Trenta capi di Stato e di governo e 14 responsabili di organizzazioni internazionali presenti nel nuovo centro congressi Bharat Mandapam di New Delhi, blindatissima e tirata a lucido per l’occasione.
Grandi assenti al vertice il presidente russo Vladimir Putin, raggiunto da un mandato di arresto internazionale per la deportazione dei bambini ucraini in Russia, e il presidente cinese Xi Jinping, che avrebbe ‘snobbato’ l’evento a causa delle dispute territoriali con l’India. Per la Russia c’è il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e per la Cina il premier Li Qiang.
I leader indiano, complice l’assenza dei big, punta a ritagliarsi un ruolo di mediazione e di primo piano sulla scena mondiale.
Tanti i dossier sul tavolo: oltre al conflitto in Ucraina, clima, energia, migrazioni, sicurezza alimentare, salute, questione femminile, intelligenza artificiale e digitalizzazione.
Sul fronte del clima, in particolare il leader del G20 spingono sulla transizione energetica e sul cambiamento climatico e si impegnano a sostenere gli sforzi per triplicare la capacità globale delle rinnovabili entro il 2030. Mancano però gli impegni temporali sull’eliminazione dei combustibili fossili, a dispetto delle indicazioni dell’Onu ad “accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia a carbone”.
Inaugurando il summit, il primo ministro indiano ha annunciato l’ingresso in famiglia dell’Unione africana, che prende un posto come membro permanente tra i grandi della terra. “Questo rafforzerà il G20 e rafforzerà anche la voce del Sud del mondo”, ha detto Modi a proposito dell’organizzazione continentale nata nel 2002 e composta da 55 Paesi.
“È una gioia dare il benvenuto all’Unione Africana come nuovo membro del G20”, ha commentato invece la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ricordando che l’Africa è tra le aree del mondo più colpite dal cambiamento climatico pur essendo responsabile solo del 4% delle emissioni.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, atterrata nella capitale indiana ieri, dal canto suo ha annunciato che Roma destinerà all’Africa oltre il 70% del Fondo Italiano per il clima, ovvero 3 miliardi di euro nei prossimi 5 anni “equamente destinati a iniziative di mitigazione e adattamento”, ha detto intervenendo questa mattina alla prima sessione del vertice del G20, che rappresenta l’80% delle emissioni globali.
La premier ha rilanciato anche il “piano Mattei”, il programma di cooperazione e sviluppo per l’Africa sponsorizzato dal governo di centrodestra. “L’Italia aspira a diventare un ponte tra Europa e Africa per promuovere partenariati reciprocamente vantaggiosi, rifiutando un approccio assertivo o paternalistico, per sostenere la sicurezza energetica delle Nazioni africane e mediterranee e rafforzare le esportazioni di energia verde”.
Sul conflitto in Ucraina, Meloni ha puntato il dito contro Mosca che usa l’energia come “arma di ricatto”: “Il nesso clima-energia è sempre più importante in una fase nella quale il mondo continua ad affrontare gli effetti a cascata della crisi innescata dalla guerra di aggressione russa all’Ucraina e dall’uso delle forniture energetiche come un’arma di ricatto da parte di Mosca”.
La premier ha quindi condannato gli “approcci troppo radicali” e “asimmetrici” a favore delle economie più avanzate: “Nella transizione ecologica e nella transizione energetica in cui siamo, in modi diversi, tutti coinvolti, approcci troppo radicali o troppo asimmetrici fra gli Stati, particolarmente fra quelli più industrializzati, finirebbero per non garantire soluzioni efficaci ai nostri problemi, e allo stesso tempo potrebbero provocare pericolosi squilibri”, ha detto la presidente italiana seduta fra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la premier del Bangladesh Sheikh Hasina.
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