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Fratelli Menéndez: potrebbero esserci nuove prove del caso

Il caso dei fratelli Menéndez potrebbe riaprirsi: nuove prove e testimonianze sugli abusi subiti dai genitori emergono dopo 35 anni

Il procuratore distrettuale della contea di Los Angeles, George Gascón, ha recentemente fissato un’udienza per riesaminare nuove possibili prove legate a un caso che risale a ben 35 anni fa: quello dei fratelli Lyle e Erik Menéndez, accusati dell’omicidio dei loro genitori, José e Mary Louise Menéndez, nella loro abitazione di Beverly Hills.

I due fratelli furono al centro di uno dei processi più seguiti e discussi negli Stati Uniti, che si concluse nel 1996 con una condanna all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Recentemente, questo caso è tornato alla ribalta grazie alla serie TV di Netflix Monsters: The Lyle and Erik Menendez Story, dove gli attori Nicholas Alexander Chavez e Cooper Koch interpretano i fratelli Menéndez, mentre Javier Bardem e Chloë Sevigny vestono i panni dei genitori.

Non è chiaro se l’uscita della serie abbia influito sulla decisione di Gascón di rivedere il caso, ma negli ultimi anni sono emerse nuove prove che potrebbero cambiare il corso degli eventi. Tra queste, una lettera scritta da Erik Menéndez, che fa riferimento agli abusi sessuali e psicologici subiti dai fratelli per mano del padre. Gascón ha dichiarato di sentire un “dovere etico e morale” di esaminare tali prove, anche se non è ancora certo se il processo verrà effettivamente riaperto. La data fissata per l’udienza è il prossimo 26 novembre.

La storia dell’omicidio dei Menéndez

José Menéndez era un imprenditore di origine cubana emigrato negli Stati Uniti. Dopo aver sposato Mary Louise Menéndez, conosciuta come Kitty, aveva costruito una carriera di successo, prima presso la società di autonoleggi Hertz e poi nell’etichetta discografica RCA Records. Insieme alla moglie, ebbe due figli, Lyle (nato nel 1968) e Erik (nato nel 1970). La famiglia Menéndez visse prima a New York, poi nel New Jersey, e infine si trasferì in una lussuosa villa a Beverly Hills, California.

Fratelli Menéndez: potrebbero esserci nuove prove del caso – Wikimedia Commons @Richard J. Donovan Correctional Facility – Newsby.it

 

La sera del 20 agosto 1989, i due fratelli Lyle e Erik Menéndez entrarono nel salotto di casa e spararono diverse volte ai loro genitori, uccidendoli mentre guardavano la televisione. Lyle, allora ventunenne, ed Erik, diciottenne, dopo aver commesso l’omicidio, si cambiarono d’abito, andarono al cinema, e al loro ritorno chiamarono il 911 sostenendo di aver trovato i genitori morti. I due furono arrestati solo mesi dopo, quando Erik confessò l’omicidio allo psicologo Jerome Oziel, il quale riferì la confessione alla sua amante, Judalon Smyth. Fu lei a denunciare il tutto alla polizia.

L’accusa sostenne che i fratelli avessero ucciso i genitori per ottenere la loro eredità milionaria. I fatti sembravano confermare questa teoria, poiché nei sei mesi successivi agli omicidi, i due fratelli spesero oltre un milione di dollari in auto di lusso, orologi e altri beni costosi. Il caso attirò grande attenzione mediatica, con due processi separati trasmessi in televisione. La storia dei giovani appartenenti a una famiglia benestante e la brutalità dell’omicidio affascinarono l’opinione pubblica, che seguì ogni dettaglio con grande interesse.

La difesa, guidata dall’avvocata Leslie Abramson, sostenne che i fratelli avevano ucciso i genitori in preda alla paura, dopo anni di abusi sessuali e psicologici subiti dal padre. I due affermarono che José Menéndez aveva cominciato ad abusare di Lyle quando aveva sei anni e di Erik alla stessa età. Queste accuse furono supportate dalla testimonianza della loro cugina Diane Vander Molen, la quale affermò che Kitty Menéndez non aveva creduto alla loro versione o, peggio, aveva coperto gli abusi del marito.

Nonostante queste testimonianze, le giurie dei primi processi non riuscirono a raggiungere un verdetto unanime, e si decise per un nuovo processo. In questo secondo processo, tuttavia, le prove riguardanti gli abusi furono fortemente limitate e non giocarono un ruolo centrale nella difesa.

Nel 1996, i fratelli Menéndez furono infine condannati per omicidio premeditato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Dopo la condanna, furono separati in due diverse carceri, ma nel 2018 Lyle fu trasferito nel carcere di San Diego, dove già si trovava Erik, consentendo ai due fratelli di riunirsi. Oggi, Lyle ha 56 anni ed Erik ne ha 53.

La vicenda dei fratelli Menéndez è stata recentemente riportata sotto i riflettori grazie alla miniserie Monsters: The Lyle and Erik Menendez Story, parte di una serie antologica creata da Ryan Murphy. La serie è la seconda stagione di un progetto che racconta crimini di cronaca molto seguiti dai media, simile a quanto fatto nella prima stagione con la storia del serial killer Jeffrey Dahmer. Tuttavia, come spesso accade con opere di finzione basate su eventi reali, la serie ha suscitato polemiche sia tra i familiari dei fratelli che tra i loro sostenitori.

Tammi Menéndez, moglie di Erik, ha definito la serie “rivoltante” e “farcita di mezze verità”, criticando in particolare la rappresentazione di un presunto rapporto morboso e incestuoso tra i due fratelli. Anche il giornalista Robert Rand, autore di un libro sulla vicenda, ha criticato la serie, definendo alcune delle sue ricostruzioni come “invenzioni di fantasia”. Murphy, il creatore della serie, ha difeso il suo lavoro, spiegando che la serie presenta diversi punti di vista e teorie, cercando di rappresentare la complessità del caso. Una delle principali fonti per la serie è stato il giornalista Dominick Dunne, che all’epoca scrisse ampiamente sulla vicenda per Vanity Fair.

Oltre alla lettera di Erik Menéndez, tra le nuove prove presentate dagli avvocati della difesa figura anche la testimonianza di Roy Rosselló, ex membro della boy band Menudo, che ha accusato José Menéndez di averlo stuprato quando era un adolescente. Questa rivelazione è stata uno dei motivi principali per cui la difesa dei fratelli ha chiesto una nuova audizione. Nel maggio 2023, infatti, Erik e Lyle Menéndez hanno formalmente richiesto una nuova udienza, nella speranza che le accuse di Rosselló possano gettare nuova luce sul comportamento del padre e giustificare le azioni dei due fratelli.

Il procuratore George Gascón ha dichiarato che, sebbene queste nuove informazioni non siano ancora state verificate, sente l’obbligo di esaminarle attentamente. “Abbiamo l’obbligo etico e morale di valutare ciò che ci è stato presentato”, ha detto Gascón, aggiungendo che sarà necessario del tempo per deliberare se queste nuove prove siano sufficienti per richiedere un nuovo processo.

In conclusione, dopo 28 anni dalla condanna, il caso dei fratelli Menéndez potrebbe presto vivere una nuova fase. La decisione finale su una possibile riapertura del processo verrà presa a novembre, e potrebbe segnare una svolta in una vicenda che continua a suscitare grande interesse pubblico e mediatico. La combinazione di nuove prove, testimonianze e la rinnovata attenzione da parte dei media, grazie alla serie Monsters e al documentario in arrivo su Netflix, potrebbe portare a nuovi sviluppi in questa complessa e drammatica storia di omicidio familiare.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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