La Francia torna a temere il terrorismo di matrice fondamentalista islamica. Cinque anni esatti dopo l’attentato di Nizza in cui persero la vita 86 persone, tra cui 10 bambini. Questa mattina un uomo ha ucciso un prete a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea, nell’ovest della Francia. Si tratta di Olivier Maire, di 60 anni.
A dichiararsi colpevole è stato un rifugiato ruandese già noto alle forze dell’ordine. Si tratta della persona ritenuta responsabile dell’incendio della cattedrale di Nantes nel luglio del 2020. L’uomo era volontario della diocesi della cattedrale, e spiegò di averlo fatto perché non riusciva a ottenere il rinnovo del visto scaduto e temeva di essere rimpatriato in Ruanda.
L’omicidio di oggi, nel caso la Polizia confermi le responsabilità del presunto assassino, getta una luce più cupa sulla vicenda. E il timore è che possa trattarsi di un altro caso di terrorismo legato alla radicalizzazione e di lupo solitario. Sono i cosiddetti “lupi solitari”, infatti, ad aver gettato nel panico la Francia negli ultimi anni. Questi i principali eventi degli ultimi anni.
Gli attacchi di Parigi e quello di Nizza
Il culmine dell’offensiva del terrorismo islamico nei confronti della Francia si ebbe il 13 novembre del 2015. A Parigi tre commando assaltarono la sala concerti del Bataclan, lo Stade de France e diversi caffè del centro. Fu una strage: 130 morti, tra cui l’italiana Valeria Solesin, e oltre 400 feriti. Il maggior numero di vittime, 89, fu registrato nella sala concerti Bataclan.
Un anno dopo, il già citato attacco di Nizza, in cui un tunisino si gettò alla guida di un tir sulla folla riunita nel lungomare per festeggiare la ricorrenza della presa della Bastiglia. Dinamica simile nell’attacco al mercatino di Natale a Strasburgo il 12 dicembre del 2018.
Il terrorismo all’arma bianca
Inoltre nel corso degli anni il terrorismo in Francia ha colpito con lupi solitari, che hanno aggredito passanti con coltelli. Nel 2015 a Lione un fattorino ha decapitato il suo capo. Il 3 febbraio del 2017 un egiziano di 29 anni, armato di due machete, si scaglia contro quattro soldati a guardia del Louvre, gridando “Allah Akbar”. Stessa dinamica, il 15 settembre: il bersaglio è un militare nella metropolitana di Parigi.
Un anno dopo, nel 2018, un giovane francese nato in Cecenia ha accoltellato i passanti in una strada di Parigi, causando la morte di una persona e il ferimento di altre quattro. Infine il 3 ottobre 2019 un uomo accoltella a morte tre agenti di polizia e un agente amministrativo nel quartier generale della polizia di Parigi. Era uno scienziato informatico che lavorava presso la direzione dell’intelligence, convertito all’Islam.
La strage di Charlie Hebdo e la decapitazione di Samuel Paty
Ci sono stati poi i casi di terrorismo legati alla libertà di pensiero. Il 7 gennaio del 2015, la tragedia di Charlie Hebdo. Due fondamentalisti islamici, i fratelli Kouachi, uccisero dodici persone nell’assalto alla redazione del giornale satirico per altre vignette satiriche con protagonista Maometto. Una scia di sangue che ha continuato a scorrere per anni.
L’8 gennaio Amedy Coulibaly uccise una poliziotta a Montrouge, vicino Parigi, e poi il 9 gennaio si barricò in un supermercato prendendo ostaggi. Il bilancio della crisi degli ostaggi fu di quattro morti e anche Coulibaly, che aveva prestato fedeltà all’Isis, fu ucciso. Gli attacchi dei fratelli Kouachi e di Coulibaly erano legati.
Nel 2020 un altro fondamentalista decapitò il professore di scuola media Samuel Paty. La sua colpa, aver nuovamente mostrato le vignette alla classe per un dibattito. L’indignazione per l’assassinio del professore rischiò di sfociare in una crisi diplomatica tra Francia e nazioni musulmane.