Domenica 24 aprile in Francia si terrà il ballottaggio che porterà all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. La sfida è fra il capo dello Stato uscente, Emmanuel Macron, e la sfidante di estrema destra, Marine Le Pen, giunta alla sua terza candidatura alle presidenziali francesi.
Gli ultimi sondaggi danno per favorito Macron, che con il 55% delle preferenze stacca di dieci punti percentuali la presidente del Rassemblement National. Con buona probabilità, a fare da ago della bilancia nella replica della corsa per l’Eliseo del 2017 saranno i 7,6 milioni di voti ottenuti al primo turno del 10 aprile dal candidato della sinistra Jean-Luc Mélenchon. Le incognite sull’esito del voto, però, sono tante. E il ballottaggio del 24 aprile è osservato speciale non solo a Parigi, ma anche nel resto d’Europa.
Ad animare la vigilia del voto, come spesso accade, ci sono le polemiche. Ad esempio quelle nate attorno ai dati diffusi dall’Insee (l’equivalente dell’Istat italiano), secondo cui circa 227mila elettori sarebbero stati arbitrariamente esclusi dalle liste elettorali, come riporta oggi in prima pagina Le Parisien.
Ci sono poi le polemiche in arrivo da Bruxelles. Sempre oggi, infatti, il giornale online Mediapart ha rivelato un rapporto dell’Olaf, l’ufficio antifrode della Commissione europea, che accusa Marine Le Pen, il padre Jean-Marie e altri esponenti del partito di aver utilizzato indebitamente oltre 600mila euro di fondi del Parlamento Ue durante i loro mandati da eurodeputati.
Gli indagati sono in totale una trentina, compresi i due esponenti della famiglia Le Pen, che notoriamente non gode di buoni rapporti con le istituzioni europee. La sfidante di Macron è indagata dal 2017, l’inchiesta si è chiusa a febbraio e i magistrati dovranno ora decidere se chiederne il rinvio a giudizio. In caso di processo, comunque, se Le Pen dovesse trionfare alle elezioni godrebbe dell’immunità presidenziale per la durata del mandato.
Intanto, il suo entourage reagisce duramente a queste nuove accuse parlando di “giustizia ad orologeria”. Il legale della presidente del Rassemblement National, l’avvocato Rodolphe Bosselut, ad esempio denuncia il tempismo sospetto, dato che la notizia è trapelata a soli sei giorni dal ballottaggio per l’Eliseo. Bosselut ha infine ricordato che i fatti contestati risalgono a più di un decennio fa.
La campagna elettorale, nel frattempo, continua, in particolare sui social network. Se Macron non avesse i sondaggi sulle intenzioni di voto dalla sua parte, il presidente uscente avrebbe di che preoccuparsi. Perché – secondo un’indagine dell’agenzia Ansa e di DataMediaHub – a vincere la “partita” del web è nettamente la sfidante dell’estrema destra.
Basta osservare la presenza dei due candidati alla presidenza della Repubblica in Francia sulle rispettive pagine social. Dove Macron ha sì molti più follower (su YouTube, TikTok, Instagram, Twitter e Facebook) della rivale, ma Le Pen può contare su tassi di interazione con i suoi post che sono quasi il doppio di quelli del presidente uscente. Un segnale da non sottovalutare, nell’era in cui la politica si fa (anche) sui social media.
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