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MONDO

Francia, fuori la premier Borne: arriva “l’anti-Le Pen”, il 34enne ministro gay dell’Istruzione Attal

Il rimpasto era nell’aria come era nota l’intenzione del presidente francese Emmanuel Macron di rilanciare un secondo mandato finora poco smagliante in vista delle elezioni europee del prossimo giugno. Dopo le dimissioni della premier Elisabeth Borne, il capo dell’Eliseo gioca la carta del ministro dell’Istruzione, Gabriel Attal, che a 34 anni è il più giovane capo di governo della Quinta Repubblica.

È anche il primo gay dichiarato: è sposato con Stéphane Séjourné, ex consigliere di Macron per l’economia, ora segretario del suo partito Renaissance oltreché presidente del gruppo Renew Europe al Parlamento europeo. Il neo premier ha cominciato il suo cammino in politica nella gauche, con il Partito socialista, per poi diventare uno dei fedelissimi di Macron. Il presidente della Repubblica ha salutato il nuovo primo ministro su X: “So di poter contare sulla tua energia e sul tuo impegno per attuare il progetto di rilancio e rinnovamento che ho annunciato”.

Il passo indietro della premier Elisabeth Borne

Sempre con un messaggio sui social ieri il capo dell’Eliseo aveva ringraziato la premier francese “con tutto il cuore” per il suo “lavoro esemplare al servizio della nazione“. Macron l’aveva scelta all’inizio del secondo mandato come personalità considerata più a sinistra. In carica dal maggio del 2022, la permanenza al governo della 62enne – seconda donna premier dopo il passaggio lampo di Edith Cresson tra 1991 e 1992 – è stata tutta in salita, dall’odiatissima riforma delle pensioni, passata con una prova di forza che ha bypassato il Parlamento, alla controversa legge sull’immigrazione, approvata con i voti dell’estrema destra.

La mancanza di una maggioranza assoluta all’Assemblée Nationale, la Camera dei deputati, l’ha costretta a manovrare costantemente per riuscire a far approvare le riforme. Tanto da ricorrere per ben 23 volte al contestato articolo 49.3 della Costituzione francese che permette di imporre un progetto di legge senza passare dal Parlamento. Prima della guida del governo, è stata tre volte ministra (Transizione ecologica, Trasporti e Lavoro).

L’ex premier francese Elisabeth Borne e il presidente Emmanuel Macron | Foto  X @EmmanuelMacron – Newsby.it

L’ascesa irresistibile del giovane macroniano anti-Le Pen

La scelta del giovane Attal è il primo asso calato dal presidente per dare nuovo slancio al governo e al “macronismo” in vista delle elezioni francesi del 2027 e così scongiurare il pericolo di consegnare le chiavi dell’Eliseo alla leader dell’estrema destra Marine Le Pen.

Cresciuto nella scuola d’élite Alsacienne del sesto arrondissement, figlio di un produttore di cinema, Attal è stato nominato viceministro per la Gioventù a soli 29 anni, il più giovane a entrare al governo nella storia recente. Prima di assumere la guida dell’Istruzione, è stato portavoce del governo e sottosegretario per i Conti pubblici, affiancando il ministro dell’Economia Bruno Le Maire. Ha saputo guadagnarsi apprezzamenti anche da parte degli oppositori, che gli hanno riconosciuto capacità di mediazione e di ascolto. Nel ruolo di ministro dell’Istruzione, ha scalato i sondaggi diventando in pochi mesi uno dei politici più graditi dai francesi.

Porta la sua firma un provvedimento che ha fatto rumore, anche oltre confine, ovvero il divieto dell’abito islamico abaya nelle scuole. Di recente si è fatto promotore di una riforma delle medie con esami più rigorosi, più bocciature e classi divise per livelli di apprendimento.

Lo scontro con Matteo Salvini

In Italia ha fatto parlare di sé nel 2018, quando ha creato un incidente diplomatico tra Roma e Parigi definendo “vomitevoli” le politiche sull’immigrazione promosse dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, nel pieno della tensione per la chiusura dei porti alla nave Aquarius di SOS Mediterranee.

La nomina del giovane primo ministro è anche un tentativo di scongiurare un’emorragia di consensi a sinistra del partito di Macron, soprattutto dopo l’approvazione della stretta sull’immigrazione grazie ai voti del Rassemblement National di Le Pen.

Tra i primi a commentare la nomina, Jean-Luc Mélenchon, leader della formazione di estrema sinistra La France insoumise, che su X ha voluto sottolineare la vicinanza tra Macron e la sua “creatura” politica: “Scompare la carica di primo ministro, sostituita da quella di portavoce del presidente”.

Federica Giovannetti

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