Spesso è stata una scelta obbligata in seguito a violente agitazioni civili e colpi di stato, ma c’è anche chi ha scelto spontaneamente di lasciare il proprio Paese
L’esilio politico rappresenta una condizione drammatica che colpisce leader e figure di spicco in tutto il mondo, spesso a seguito di violente agitazioni civili, colpi di stato o perdite elettorali. Negli ultimi anni, diversi leader politici hanno scelto di abbandonare i loro paesi in circostanze difficili, trovandosi costretti a richiedere asilo altrove. Di recente i media statunitensi hanno riportato che secondo la “cerchia ristretta di Trump” il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ormai privo di alleati alla Casa Bianca, dovrebbe lasciare il suo Paese e “trasferirsi in esilio in Francia”. La motivazione principale è che il deterioramento tra Zelensky e il presidente degli Usa “rischia di indebolire la posizione di Kiev nei colloqui di pace con la Russia”.
Analizziamo alcuni casi significativi di esilio avvenuti negli ultimi anni, utili per capire meglio cosa potrebbe vivere Zelensky nei prossimi mesi.
Sheikh Hasina, la storica premier del Bangladesh, ha governato per cinque mandati, ma la sua carriera è giunta a un brusco arresto a causa di un’ondata di proteste popolari. Le manifestazioni, scatenate da questioni economiche e dalla repressione politica, hanno portato i manifestanti a circondare la sua residenza ufficiale a Dhaka. In un contesto di crescente tensione, nel 2024 Hasina ha deciso di fuggire in India, dove ha richiesto asilo politico nel Regno Unito.
La situazione rimane instabile, con il noto economista Muhammad Yunus che sarà a capo di un governo provvisorio mentre si preparano nuove elezioni.
L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha vissuto un periodo di esilio autoimposto dopo aver perso le elezioni contro Luiz Inácio Lula da Silva nel 2022. In una mossa simbolica, Bolsonaro è partito per gli Stati Uniti il 30 dicembre 2022, evitando così l’inaugurazione del suo successore. Durante la sua assenza, il suo entourage ha fomentato manifestazioni violente, culminate nell’assalto al palazzo del parlamento e ad altre istituzioni il 8 gennaio 2023. Tornato in Brasile a marzo 2023, Bolsonaro si è trovato di fronte a problemi legali significativi, inclusa una condanna per violazione delle leggi elettorali, che gli impedisce di candidarsi fino al 2030.
Nel luglio 2022, il presidente dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa, ha subito un’escalation di proteste a causa della gravissima crisi economica che ha colpito il paese. La popolazione, esasperata dalla carenza di beni essenziali, ha preso d’assalto la sua residenza, costringendolo a fuggire prima alle Maldive, poi a Singapore e infine in Thailandia. Dopo alcuni mesi, Rajapaksa è tornato in Sri Lanka nel settembre 2022, ma è stato successivamente dichiarato colpevole di cattiva gestione economica. Attualmente, affronta ulteriori procedimenti legali, segno che la sua situazione politica rimane precaria.
La caduta di Ashraf Ghani in Afghanistan, avvenuta nell’agosto 2021, ha segnato un momento cruciale nella storia recente del Paese. Con l’avanzata dei talebani, Ghani ha abbandonato Kabul e ha cercato rifugio in Tajikistan, per poi passare in Uzbekistan e infine agli Emirati Arabi Uniti, dove ha ottenuto asilo. Attualmente, Ghani vive negli EAU, lontano dalla sua terra natale, che ha vissuto anni di conflitto e instabilità.
Questi esempi dimostrano come l’esilio politico possa essere una realtà tragica per molti leader in tutto il mondo. Le ragioni possono variare, ma ciò che accomuna queste storie è il desiderio di tornare a una vita politica attiva, nonostante le sfide legali e sociali che devono essere affrontate.
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